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    VERSO LA CHIUSURA DEL MENSILE “STORIA IN RETE”, SCHIERATO, MA DIALOGANTE

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    “Storia in rete” chiude. Non è ancora una certezza, ma l’andamento delle uscite, diradate da mensili a… quando capita, la foliazione che si riduce, il ritiro solo sul web mostrano che il destino è segnato. La rivista tentava una rivisitazione storica, da destra e in chiave sabaudista, anche del periodo risorgimentale. Operazione che però includeva apporti, chiaramente osteggiati persino all’interno della redazione, di contributi “controcorrente” e di parte duosiciliana. Una navigazione difficile, con qualche scivolone di troppo, che ha comunque meritato attenzione, per lo sforzo del fondatore e direttore Fabio Andreola. Su poche cose si poteva essere d’accordo, ma su una sì: il modo giornalistico di sentire l’altra campana, magari ogni tanto, magari per urlarle contro, ma dando un’opportunità di discuterne, finché ne potesse valer la pena.
    I giornali sono come le persone: quelle interessanti si fanno amare o odiare, ma non lasciando indifferenti. Quando chiudono, anche se non ti piacciono, è un impoverimento.

    Pino Aprile

    Giornalista e Scrittore


    “Fa’ quel che devi, accada quel che può”, è la mia regola. Se ti fai condizionare dai rapporti di forza (ma “loro” hanno tutto: giornali, tv, soldi, potere…) o dalle conseguenze possibili (non otterrai nulla, in compenso ti schiacceranno) non troverai mai il momento giusto per agire. Mentre l’unica cosa che conti è la ragione di agire: se c’è, fallo. E basta. Come? Don Luigi Sturzo disse: chi sa scrivere scriva, chi sa cantare canti, chi ne è capace, faccia politica. Sono nato nel 1950, sono cresciuto in una casa popolare, ho avuto ottimi genitori. Quello che ho scritto mi ha caricato di responsabilità verso gli altri e il futuro (ho un nipote…) e ora devo risponderne. Sono qui per questo.

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