Il treno si chiama, impropriamente, “Italo”, perché dell’Italia ha un’idea, almeno dal punto di vista alimentare, da Lega Nord (quella della Padania indipendente; prima che Salvini facesse finta di essere “nazionale”, visto che a guidare la Lega nelle regioni del Sud, invia governatori dal Nord, come si fa nelle colonie): c’è pure il panino “padano”, a bordo di “Italo”-Lega; e “il triangolo”, che forse non va inteso come tramezzino di quella forma, ma quale “triangolo industriale” Torino-Genova-Milano, quando le industrie non le avevano ancora delocalizzate all’Est, o vendute o fatte fallire.
Poi, a scelta, in quanto italiani in viaggio su “Italo”, potete scegliere fra piadine con bresaola, panino parmense, o bolognese, o emiliano. Il “vegetariano” ha una contaminazione terronica, per la presenza di mozzarella (a meno che non sia di quelle clonate al Nord).
Fine della possibile, “italica” scelta alimentare. Un po’ ristretta, come si vede. Forse solo un caso, o semplicemente la fotografia ferroviaria del Paese: i treni, di Stato (con la finzione di Trenitalia, società privata con i soldi pubblici) o di compagnie private, come “Italo”, ci stanno solo al Nord, quindi si rivolgono alla clientela per la quale sono stati spesi anche i nostri soldi, senza che a noi toccasse uguale diritto ad analogo numero di linee, di corse e di velocità.
Se le Ferrovie dello Stato schifano il Sud (tramite la paraculata di Trenitalia), perché dovrebbe mostrare più interesse una compagnia privata?
Quindi, tuttapposto, tuttoinregola: che panino padano volete? Sempre che vi vada ancora di salire su un treno che non tiene conto della vostra possibile presenza.
Ieri sono stati i 180 anni della prima ferrovia italiana, la Napoli-Portici voluta da Ferdinando II di Borbone.
Se fosse stata costruita da uno stato settentrionale, magari dal Piemonte sabaudo, l’evento avrebbe avuto festeggiamenti a livello nazionale.
e avrebbero detto chi la costruì…