No alle olimpiadi invernali del 2026 al Nord: un inutile spreco di denaro pubblico, sempre nelle stesse casse. Vogliamo le olimpiadi invernali a Reggio Calabria. Non scherzo. Non riuscendo a mettere d’accordo gli appetiti di Torino, Milano e Cortina d’Ampezzo, per la prima volta al mondo, il Coni suddivide l’evento fra tre centri che distano centinaia di chilometri, toccano quattro regioni. Per farci digerire il rospo, ci spiegano che questo comporterà un costo di soli 400 milioni scarsi di euro, come non sapessimo che le cifre annunciate poi sono destinate a lievitare senza freno, una volta rifilata la patacca.
I sindaci delle tre località stanno già litigando su chi deve papparsi la fetta più grossa, essere capofila, ovvero chi fa le parti. Ma non si capisce perché, quello che è uno spreco a Roma (le Olimpiadi), deve diventare un affare al Nord: mica rubano di meno, vedi Expo!; e tanto meno si capisce perché, mentre un terzo del Paese è senza treni, strade, ospedali decenti e scuole sicure, si debbano buttare soldi per “far bella figura”. La bella figura si fa smettendo di essere l’unico Paese europeo che, dopo un secolo e mezzo, non ha ancora raggiunto con la ferrovia un capoluogo di Provincia e la capitale europea della Cultura 2019, Matera.
Per accontentare tutti i pretendenti ad ospitare i giochi invernali, si dovranno costruire non uno, ma tre villaggi olimpici; non uno, ma tre “medal plaza”, ovvero la struttura per la consegna delle medaglie; non uno, ma ben quattro media center in montagna, ovvero le strutture per ospitare i giornalisti.
E gli addetti ai giochi dovranno spostarsi da Torino a Milano (poco male, si dice: c’è una linea ferroviaria ad alta velocità che consente di coprire la distanza in 50 minuti. Lo sappiamo benissimo: è stata progettata per 400 treni al giorno, una follia, e ne passano si e no il dieci per cento; ed è una delle più costose di sempre, a chilometro, sul pianeta Terra. Ma ancora non ci hanno spiegato come mai). Fra Cortina e Milano, però, ci sono 400 chilometri e ci vogliono 4 ore. Questi sono capaci di pretendere l’alta velocità per andare a sciare, se si approvano i loro capricci.
Mentre per le Universiadi a Napoli, il governo si chiama fuori e lascia sola la città a grattarsela con la Regione guidata da De Luca.
Ora basta cercare tutte le scuse possibili per dirottare soldi pubblici nelle aree già più ricche e arraffone del Paese. Diciamo al Coni che il Paese non vuole i giochi invernali sulle Alpi e le Dolomiti. Ma sull’Aspromonte: lo sapete che in Aspromonte si scia guardando l’Etna che fuma e lo Stretto di Messina sotto i piedi. E sull’Etna scii guardando il mare degli dei e mezza Italia davanti? Non è una battuta, è vero. Lo sapete che sulla Sila, anche quando le piste alpine devono essere innevate con i cannoni, perché non cade un fiocco, spesso e volentieri le piste restano ugualmente impraticabili “per eccesso di innevazione”? Lo sapete che sulla Maiella ci sono piste a 2.400 metri, da cui vedete le isole Tremiti e sono con la neve sino a primavera inoltrata, peccato abbiamo dismesso la ferrovia, detta La Transiberiana d’Occidente, che ti portava da Pescara e da Napoli sotto gli impianti di risalita, roba che potevi partire con gli sci ai piedi?
Allora, facciamoli lì ‘sti giorchi invernali. Oppure, se serve una scusa per completare la Salerno-Reggio Calabria, che ministri e presidenti del Consiglio senza vergogna hanno dichiarato finita, nonostante 70 chilometri, i peggiori, ancora così com’erano (poche settimane fa sterminata una famiglia nel frontale sulla corsia alternata), allora: Olimpiadi invernali in Aspromonte. E se no, niente. Avvisiamo il Coni che buona parte dell’Italia è contraria. E schifata.