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    SE A SCUOLA SI TORNASSE IL 1° OTTOBRE, UN MESE DI INDUSTRIA TURISTICA IN PIÙ AL SUD/ di Pino Aprile

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    Si torna a scuola. Ai miei tempi voleva dire: 1 ottobre. Ora non si capisce che giorno è. Meglio prima o adesso? Per i ragazzi non saprei rispondere, ma leggere la cosa “da Sud”, meglio prima.

    Perché?

    Il nostro Paese ha potente vocazione turistica per la natura, la gastronomia, la ricchezza di beni archeologici e culturali. Anzi: il turismo è nato proprio in Italia, con il “gran tour” (da lì la parola) dei nordeuropei alla riscoperta delle radici mediterranee della cultura occidentale. Ed ebbe origine quella che oggi è la maggiore industria mondiale. Le ragioni non saranno altrettanto sofisticate, ma il fenomeno è di massa che più massa non si può. Ed è legato tanto al clima.

    Cominciare l’anno scolastico il primo ottobre lasciava tutto settembre per le vacanze (e gli esami di riparazione per i rimandati); un mese che aveva molti vantaggi, al Sud: il mare è più luminoso e limpido in settembre, non so perché, ma è proprio un’altra cosa; spiagge e località balneari sono meno affollate (allora l’ondata coincideva con la chiusura degli stabilimenti Fiat e di altre grandi industrie del Nord); le giornate sono meno asfissianti e i prezzi molto più bassi.

    Un mese con in pancia un prodotto interno lordo di tutto rispetto. Non altrettanto si può dire per le stazioni turistiche marine del Nord, che a settembre non possono contare sullo stesso clima e le stesse probabilità di buone giornate.

    L’anticipazione dell’anno scolastico, così, ha comunque danneggiato l’industria turistica del Sud e anche appesantito le giornate degli studenti meridionali in aula, considerando che le temperature di settembre non sono molto distanti da quelle di agosto.

    Con tutte le difficoltà per “allungare la stagione turistica”, perché non riportare le date d’avvio all’antico o almeno lasciare che possano farlo nelle Regioni in cui il ripristino sarebbe conveniente?

    Pino Aprile

    Giornalista e Scrittore


    “Fa’ quel che devi, accada quel che può”, è la mia regola. Se ti fai condizionare dai rapporti di forza (ma “loro” hanno tutto: giornali, tv, soldi, potere…) o dalle conseguenze possibili (non otterrai nulla, in compenso ti schiacceranno) non troverai mai il momento giusto per agire. Mentre l’unica cosa che conti è la ragione di agire: se c’è, fallo. E basta. Come? Don Luigi Sturzo disse: chi sa scrivere scriva, chi sa cantare canti, chi ne è capace, faccia politica. Sono nato nel 1950, sono cresciuto in una casa popolare, ho avuto ottimi genitori. Quello che ho scritto mi ha caricato di responsabilità verso gli altri e il futuro (ho un nipote…) e ora devo risponderne. Sono qui per questo.

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