UNA NUOVA ODISSEA, FORSE L’ULTIMA, IN UN MONDO CHE CAMBIA
di Raffaele Vescera
Un romanzo potente, una storia che nulla concede a una consolante soluzione. Neo esistenzialista? Può darsi, ma anche storico-filosofico e forse esoterico. L’esistenza di un uomo vinto, ‘U Tis, che troppe cose ha visto, si rifugia nell’ultimo lembo di terra, quel finis terrae che allude alla fine del mondo, (geografica, non ancora storica) per vivere una sua nuova odissea, forse l’ultima, in un mondo che cambia. Finisce un’epoca, limitante, industriale e nazionale, un’altra inizia, inafferrabile, informatica e globale. Così come le nazioni industriali si frantumano sotto i colpi di un nuovo potere transnazionale, la vita di un uomo in fuga da se stesso, inseguito dal ricordo di un fallimento sentimentale e dall’insostenibile consapevolezza del potere posto nelle mani di pochi cinici, si diluisce in un microcosmo che forse darà un nuovo senso alla sua esistenza.
Se è vero che i saggi scrivono saggi e i folli contano storie, Pino Aprile trova la misura della saggezza e della follia, sfidando il confine del possibile, come fa ‘U Tis, misterioso protagonista del “Potere dei vinti”. Solo, in barca a vela, sfida il confine dei due mari, Adriatico e Ionio, che s’affrontano davanti a Capo Leuca, scatenando la tempesta perfetta dal quale ne uscirà forse morto e forse rinato. Nel romanzo, che trova una nuova frontiera, classica mediterranea e mitteleuropea insieme, la tragedia si fa filosofia e scienza, decimando ogni umana certezza. Se i vinti sono la speranza del mondo, poiché solo a loro è dato ricominciare per dare un futuro alla Storia, a noi Meridionali, colonizzati e vinti, tocca fare la nostra parte.