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SUD: VOGLIA DI SECESSIONE PER IL FURTO DEL RF A FAVORE DEL NORD

Il governo fa scempio delle indicazioni europee, delle decisioni del Parlamento

La campana a morto ha cominciato a suonare per il Paese chiamato Italia: la secessione ormai appare quale unico modo per impedire che il Mezzogiorno (la più vasta area europea con il più basso reddito pro-capite e i più alti tassi di disoccupazione) venga usato per far “meritare” all’Italia i fondi dell’UE destinati agli impoveriti di Stato, e farli rimbalzare al Nord, agli arricchiti di Stato, per soccorrere i rapinatori di fondi pubblici che, grazie a questo, hanno di più e se lo attribuiscono per merito.

L’immondo piano per la spesa dei Recovery Fund, nella bozza presentata dal governo Conte (che pareva inutile, invece è spaventosamente dannoso) è una dichiarazione di guerra al Mezzogiorno, siamo ancora al “guai ai vinti!”, come 160 anni fa. E a dirlo, sono gli esponenti di uno dei governi più pieni di terroni di sempre: niente alta velocità a Sud (scrivono il falso e chiamano così quella “di rete”, per prendere per il culo i terroni: tutto solo al Nord; niente valorizzazione dei porti: solo Genova e Trieste; niente Ponte sullo Stretto: non è il Morandi, quindi niente “modello Genova”; niente…).

Il governo butta fumo negli occhi, per nascondere il furto: non solo non rispetta i tre criteri adottati dall’UE e ribaditi dal Parlamento, in due distinti documenti (Senato e Camera dei deputati), per la ripartizione dei fondi (in proporzione agli abitanti, al tasso di disoccupazione, all’inverso del prodotto lordo pro-capite), cosa che destinerebbe al Sud fra i 140 e i 145 miliardi, ovvero il 70 per cento del totale; ma mostra di fare chissà quale favore, limitandosi la percentuale alla popolazione del Sud, 34 per cento, il che ne ridurrebbe la quota a circa 70 miliardi; ma addirittura, al 34 per cento (dichiarato su carta, ché a fare i conti pare non ci si arrivi e ci si fermi al 30) si giungerebbe tirando dentro fondi che con il RF non c’entrano niente, stanziamenti italiani ed europei già in programma. Si chiama giocare sporco, è disonestà.

A questo modo, si fa sventolare, da alcuni giornali (incredibilmente, pure Il Mattino, ridotto a “il quotidiano contro il Sud”, non solo per la storia appaltata a versioni sabaude “antiche e accettate”, ma a dispetto dei suoi interessi odierni. Curiosissimo svilimento di un giornale già di rango, se persino il gemello romano, Il Messaggero, stesso padrone, è molto più corretto nell’informazione che riguarda il Mezzogiorno. Bah!), la “notizia” che arriveranno, con il Recoveri Fund, ben 100 miliardi al Sud! È il risultato del giocxo delle tre carte del governo, in cui si fa fatica a credere che “ci siano cascati” dei giornalisti.

Gli autori dello studio del Movimento 24 agosto per l’Equità territoriale hanno calcolato quanti sono i soldi veri del RF che andranno al Sud, tolta la nebbia di bla bla e inganni del governo: circa 42 miliardi, non 70, non 140-145; il 20 per cento, non il 34, non il 70. Ladri, ladri, ladri, ladri di diritti, di risorse, di futuro, di vite dei giovani del Sud che continueranno a dover partire, svuotare paesi di cui si perde la via e la storia.

Come faccia a dormire la notte ‘sta gente non si riesce a capire.

E magari, Stefano Bonaccini, Pd, presidente dell’Emilia Romagna e rampante segretario del Pun, il Partito unico del Nord che va dalla Lega al Pd, e il suo compare romano Nicola Zingaretti, segretario nazionale di una gamba del Pun, il Pd, e presidente del Lazio, si sentono pure bravi, furbi e dormono benissimo. Hanno firmato, con altre 16 regioni europee, fra le più ricche, la richiesta all’Unione Europea di gestire direttamente i soldi del RF, bypassando, di fatto, i governi nazionali. Ma Bonaccini è anche presidente della Conferenza delle Regioni, roba che dovrebbe indurre i suoi colleghi, specie del Mezzogiorno, a chiederne immediatamente le dimissioni (rischio che il segretario del Pun non corre, considerato il grado di sudditanza dei presidenti meridionali).

Non esiste un sistema Paese, una visione comune del suo futuro, un senso di appartenenza a un popolo con un destino che coinvolga tutti alla stessa maniera, ma un arrembaggio dei forti contro i deboli, lo sfruttamento delle posizioni di vantaggio (non importa come raggiunte) per incrementarlo ulteriormente a spese dei già colpiti e svantaggiati. Buona politica è togliere agli altri, accrescere le disuguaglianze a favore di pochi che si attribuiranno il risultato per merito, quale che ne sia il prezzo, persino a proprio danno, domani, quando l’intero sistema franerà sotto l’enormità delle ingiustizie. Bonaccini sa che i privilegi che vuole aggiungere agli emiliani sono diritti sottratti a chi se li vede negati da sempre, è una strada tolta a un paese che resterà irraggiungibile al Sud, sono due genitori che vedranno il figlio partire e non tornare, è un giovane che smetterà di credere al merito e sceglierà scorciatoie in cui potrebbe perdersi.

Assistiamo alla demolizione di un simulacro di Paese nella furia di egoismi sostenuti dalla forza di alcuni e dalla viltà di altri. La negazione di ogni premessa di convivenza. L’esplosione della civiltà informatica cambia il mondo e innesca una tumultuosa crescita di disuguaglianze all’interno dei Paesi. E il nostro è, in questo, fra i primi a livello planetario.

Arriva l’occasione perché si raddrizzi, la sua gente si incontri e si riconosca in un percorso comune e un governo di persone senza nerbo, disponibili a ogni compromesso e sottomissione ai più forti, svende l’ultima speranza a un branco di predoni e razzisti. Ammetto che per me è facile dirlo, avendo avuto un padre con idee chiare che mi sintetizzava così il modo di risolvere i miei dubbi: «Chiedilo alla faccia: c’è uno specchio in bagno».

Che danno hanno fatto ammazzando Pasolini, che ai ladri di diritti, avrebbe forse detto:

“Mi domando che madri avete avuto (…)

Madri vili, con nel viso il timore

antico, quello che come un male

deforma i lineamenti in un biancore

che li annebbia, li allontana dal cuore,

li chiude nel vecchio rifiuto morale.

Madri vili, poverine, preoccupate

che i figli conoscano la viltà

per chiedere un posto, per essere pratici,

per non offendere anime privilegiate,

per difendersi da ogni pietà”.

Quella che si sta compiendo non è politica, è un crimine che sfascerà definitivamente questo Paese terribilmente ingiusto. E ormai penso che sarà un bene. Cresce la voglia di una secessione liberatoria, così vedremo quanto valgono i ladri di diritti, senza una terra da depredare; e quanto valiamo noi, senza chi impone alla sua stessa gente subordinazione conto terzi, in cambio dell’illusione del riscatto personale che smentisca la sorte dei vinti (“Gli altri, io no”).

Non è così? «Chiedilo alla faccia, ….: c’è uno specchio in bagno». Metteteceli da soli i nomi. «Chiedilo alla faccia, …: c’è uno specchio in bagno». «Chiedilo alla faccia,…: c’è uno specchio in bagno»: continuate da soli. Tanto lo sapete chi siete. Forse, almeno lo specchio si vergognerà.

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2 Comments

  • Pizzo Giovanna
    Posted 09/12/2020 alle 12:36

    Purtroppo è tutto vero.
    Tutti i politici meridionali si sono dovuti piegare allo strapotere del nord o per incapacità, ma penso più perché non sostenuti dal proprio l popolo. I miei genitori dicevano: una noce da sola in un sacco non suona. Per me questo governo va sostenuto e non denigrato perché ai miei occhi sono in buona fede e ce la stanno mettendo tutta per fare meglio possibile. Tutti manovrato contro con ogni mezzo.
    Penso che te dovresti trascinare il popolo meridionale a favore. Solo così il sud esce dalla sudditanza. Se cade questo governo chi ci và, ci vai te (magari). Stimolare il governo con forza OK ma non ammazzarlo altrimenti il sud non può fare nemmeno la secessione se non con una guerra civile molto cruente.
    Questo è quello che sente il mio cuore per quel poco di conoscenza che ho.
    Il sud deve maturare una dignità e una personalità.
    Grazie per l’attenzione.

    • Post Autore
      Pino Aprile
      Posted 09/03/2021 alle 22:13

      stiamo procedendo a grandi passi, basti vedere dove eeravamo appena due-tre anni fa

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