Chiude “Soccorso Amico”, l’associazione di volontari sorta mezzo secolo fa, a opera di medici e infermieri che hanno dedicato la vita agli altri, hanno impegnato il loro tempo, i loro stipendi, persino le loro case. E sono stati ripagati con un calcio in culo: la Als locale si è ripresa la sede che, sulla carta, le appartiene, ma era abbandonata e ridotta a un immondezzaio da decenni, quando i ragazzi di Soccorso Amico la svuotarono di tonnellate di rifiuti e… scarti fognari e, a spese proprie, la restaurarono e la attrezzarono a modernissima centrale di rapido intervento. Non ci volevo credere che li avrebbero davvero cacciati. Ma questo Sud dà il meglio di sé, per confermare il peggio che si pensa e si dice dei meridionali. Salerno, capitale del DeLucastan, ha perso una medaglia: se l’è strappata e l’ha buttata. Evidentemente non se la meritava.
Conosco gli angeli di Soccorso Amico da sempre, li ammiro, sono quelle persone che ti fanno sentire una merdina, perché devi ammettere che non sei capace di arrivare a quei livelli di generosità, altruismo. La loro storia andrebbe narrata giorno per giorno, qui la riassumo: comincia cinquant’anni fa, quando un giovane medico che lavora al Pronto Soccorso (dopo aver arricchito la sua esperienza negli Stati Uniti), Giuseppe Satriano, detto Pippo, vede che un paziente in gravi condizioni muore, perché l’ambulanza non ha potuto arrivare in tempo. Una di quelle cose che inducono ad amari commenti e a sfiducia; o al più alla ricerca di chi dovrebbe fare o fare meglio o di più.
Pippo è un visionario pratico: tramite l’imteressamento di un suo ex professore di liceo poi finito alla Regione, ottiene la prima ambulanza e, insieme a un po’ di colleghi, comincia a fare quello che non sempre riescono a fare altri. E parte la loro avventura.
Io li conobbi nel 1980, in occasione del terremoto dell’Irpinia: ero al settimanale Oggi, il cui vice direttore (bravissimo, una scrittura limpida, lieve, profonda) era Dino Satriano, fratello maggiore di Pippo (la famiglia è originaria di Baragiano, nel Potentino). Il giornale decise di “adottare” il paese di Balvano, fra Potenza e Salerno, dove la scossa aveva fatto strage di bambini. Soccorso Amico ci affiancò, installando, fra le macerie del paese, una struttura sanitaria mobile. Tutto gratis, si capisce.
Persone straordinarie, professionali a livello maniacale, e un cuore grande così. Volli andare a vedere la loro sede: bellissima, sul mare, appena fuori Salerno. Era stata la prima costruzione in cemento armato, al tempo del Fascio; dopo la guerra, era andata in malore, malridotta e ricoperta, nei decenni, di immondizia e scarti di ogni genere, fra pozzanghere, sterpaglie. Pippo e gli altri recuperarono l’area, rendendola percorribile, poi rimossi i rifiuti e letteralmente vuotando l’edificio, che era un gigantesco bidone dell’indifferenziata. Ma in quella monnezza, individuavano quanto era in origine arredo dello stabile e lo restauravano, ricomponendo i pezzi, avendo come riferimento delle foto d’epoca.
Tutto il tempo libero e le ferie di quei medici e infermieri e loro parenti era speso per questo e per rispondere alle richieste di aiuto. Al punto che, pur tutti giovani, non avevano modo di coltivare amicizie, relazioni: quelli che si sono sposati (incluso Pippo e Tina, sua moglie), lo hanno fatto all’interno della loro comunità, non avendo altre frequentazioni. Ma per i soldi, come facevano? Mi mostrarono una parete “arredata” con le cambiali che ognuno di loro aveva sottoscritto, impegnando il quinto dello stipendio, sino alla pensione. Ma non bastò e, ultimamente, avevano preso soldi dalle banche, dando in pegno le loro case.
Furono i primi con l’eliambulanza; per non correre il rischio dei ritardi nel traffico estivo della costiera, idearono, per primi, la motoambulanza, con a bordo un medico e un infermiere. Avevano squadre di soccorritori in grado di calarsi da un elicottero, imbracare il ferito su una barella sospesa e cominciare a curarlo, stando appesi nel vuoto, al suo fianco. Li chiamavano pure in America a riferire delle loro esperienze, a scopo didattico.
«Ma non sai le soddisfazioni», ti dicevano. E narravano, per esempio, della povera donna malata di cancro e ormai terminale, che non voleva morire in ospedale. La casa era in un paesino dell’interno, con vicoli troppo stretti per un’ambulanza; e la famiglia, poverissima, non poteva permettersi soluzioni alternative. I ragazzi di Soccorso Amico la condussero al paese con la loro ambulanza, poi il medico e l’infermiere della “squadra atletica” la presero in braccio, a turno, e la portarono sino a casa, per la lunga scalinata e il vicoletto impercorribili. Alcune settimane dopo, a Soccorso Amico, si presentò il marito: «Mia moglie è morta serena, con i figli e me accanto. Lo dobbiamo a voi. Ho cercato qualcosa per sdebitarmi, ma non abbiamo più niente. Solo un albero di limoni». E offrì una busta di platica, con dentro i limoni.
«Sai, Pino», mi raccontava Pippo, «in quella busta ci sono cinquant’anni della nostra vita. Ma quando ci chiedono, visto l’esito, “Chi ve l’ha fatta fare?”, ci diciamo: anche cet’anni, per quei limoni».
Dopo che quel merdaio è stato trasformato in una reggia e due generazioni di volontari ne avevano fatto un paradiso, la Asl ha richiesto “il suo bene”, sfrattandone i salvatori e restauratori. La ragione? Andava destinato ad altri usi. A vuoto, schiantato contro un muro, ogni tentativo, anche da parte di tanta Salerno fiancheggiatrice di quella meravigliosa esperienza, di impedire che si ponesse fine a una storia così bella. I ragazzi di Soccorso Amico hanno fatto la resistenza possibile pure perché, banalmente, lì c’erano gli investimnenti di mezzo secolo, per farne un centro di eccellenza. Alla fine hanno dovuto cedere e ci sono voluti avvocati e magistrati per chiudere con un accordo che risparmia anni di tribunali. Nel frattempo, per non perdere i fondi a scadenza che la Asl voleva spendere sulla sede di Soccorso Amico, le iniziative lì previste sono state traferite ad altre sedi.
Così, ora, a quanto viene spiegato dal quotidiano “La Città” di Salerno, la situazione è questa: quello che la Asl doveva fare con la sede di Soccorso Amico, non si fa più lì; l’associazione dei volontari di Soccorso Amico è ormai sfrattata e della sede che trasformarono da una fogna in un gioiellino, non si sa cosa avverrà. E voglio scacciare cattivi pensieri.
Per me, non esagero, Salerno era la città di Soccorso Amico e della grande Scuola di Medicina. Oggi è la Città della grande Scuola di Medicina e di Vincenzo De Luca.
Mi spiace per Salerno.
k
6 Comments
Ettore
Il soccorso Amico è una realtà vissuta verso la metà degli anni settanta, dove ho incontrato persone meravigliose, un’esperienza unica nel suo genere, un’epoca in cui i valori erano realtà e grazie al nostro operato, in un contesto sociale “importante ” siamo riusciti a riscattarsci, nella dedizione verso chi chiedeva assistenza. Ma di certo, questa grande organizzazione, non può finire….
Pino Aprile
l’hanno uccisa
Michele
Buongiorno dott. Aprile ,
Mi consenta di esprimere le mie considerazioni
Conosco benissimo il Collega Beppe Satriano e se dovessi dire chi rappresenta la figura del medico in tutto, è lui, Pippo.
Una persona di una preparazione scientifica, culturale e di una umanità unica difficile da eguagliare.
Qualcuno dimentica che è stato il promotore del servizio 118 in Italia, per non parlare dei device da lui brevettati in cardiochirurgia!! Ma gli italiani hanno la memoria del pesce rosso! Paese del Grande Fratello e ho detto tutto!
Ho conosciuto personalmente la struttura Soccorso Amico e non sono mai esistite associazioni simili in Europa con tutte le sue peculiarità, difficili da realizzare per la complessità della gestione delle emergenze in tutte le sue forme.
Con la sua chiusura un danno alla popolazione locale e non solo, ma un’offesa , una vigliaccheria
al lavoro fatto dal dott. Satriano e dei suoi collaboratori in 50 anni di vita.
Ma siamo vittime di una politica ignorante, lobbista e “disumana” che ormai ci priva anche delle emozioni e delle passioni.
In altri stati ne avrebbero fatto un patrimonio nazionale, ma da noi i servi degli interessi di qualcuno sono sempre ligi al proprio dovere!!!
Una cosa è certa: il dott. Satriano continuerà ad esercitare sempre al massimo in altri luoghi e avrà sempre la riconoscenza dovuta, per i politici locali resta solo la cieca ignoranza e presunzione di cui tutti ricorderanno le gesta!
Cordialità
Michele Fabrizio
Pino Aprile
Purtroppo, è sacrosanto quello che aggiungi. Il che non sposterà di un millimetro l’ottusità e l’avidità di chi ha compiuto un tale scempio contro Salerno, Soccorso Amico, i suoi angeli e un gigante come Pippo Satriano
Pino Aprile
Mi chiedo quanto sia anche nostra responsabilità non essere stati capaci di impedirlo. Mi sento in colpa
Michele
Buongiorno dott. Aprile ,
Mi consenta di esprimere le mie considerazioni
Conosco benissimo il Collega Beppe Satriano e se dovessi dire chi rappresenta la figura del medico in tutto, è lui, Pippo.
Una persona di una preparazione scientifica, culturale e di una umanità unica difficile da eguagliare.
Qualcuno dimentica che è stato il promotore del servizio 118 in Italia, per non parlare dei device da lui brevettati in cardiochirurgia!! Ma gli italiani hanno la memoria del pesce rosso! Paese del Grande Fratello e ho detto tutto!
Ho conosciuto personalmente la struttura Soccorso Amico e non sono mai esistite associazioni simili in Europa con tutte le sue peculiarità, difficili da realizzare per la complessità della gestione delle emergenze in tutte le sue forme.
Con la sua chiusura un danno alla popolazione locale e non solo, ma un’offesa , una vigliaccheria
al lavoro fatto dal dott. Satriano e dei suoi collaboratori in 50 anni di vita.
Ma siamo vittime di una politica ignorante, lobbista e “disumana” che ormai ci prova anche delle emozioni e delle passioni.
In altri stati ne avrebbero fatto un patrimonio nazionale, ma da noi i servi degli interessi di qualcuno sono sempre ligi al proprio dovere!!!
Una cosa è certa: il dott. Satriano continuerà ad esercitare sempre al massimo in altri luoghi e avrà sempre la riconoscenza dovuta, per i politici locali resta solo la cieca ignoranza e presunzione di cui tutti ricorderanno le gesta!
Cordialità
Michele Fabrizio