Finalmente è stata messa all’ordine del giorno del Consiglio regionale la mozione sulla “Necessità di opporsi alle attuali proposte di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna (sulla Secessione con scasso; n. d. r.) ed inoltre sull’esigenza della Regione ….. di non intraprendere negoziati con il Governo per l’ottenimento di forme di autonomia in assenza dei preventivi processi di individuazione del Lep”.
Qual è la Regione meridionale che, tiemb ce vulette, alla fine si è mossa: la Puglia? La Calabria? La Sicilia? Il Molise? La Campania? L’Abruzzo? Nessuna di queste: è il Lazio, per iniziativa dei consiglieri Ghera, Righini e Colosimo, di Fratelli d’Italia. Si salva, parzialmente, solo la Calabria, perché un consigliere regionale ha chiesto che l’argomento sia discusso.
La Questione Meridionale è questa: mentre il Nord si coalizza per rubarci anche le briciole, non bastandogli il superfluo, chi dovrebbe essere sentinella e difensore del Sud, scatenare la qualunque contro la porcata che si sta per compiere, dorme, cincischia, minaccia quest’e quello, poi si allinea, tace, sta coperto. Il Sud non ha vera rappresentanza. Il Sud è solo.
Era ora che qualcuno facesse il primo passo, considerato cosa vuol dire questa faccenda: Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, con uno schieramento politico che travolge tutte le distinzioni partitiche (Lega, M5S, Pd e centrodestra amorosamente complici) chiedono che sia “priorità”, per il governo, l’accordo con le tre Regioni secessioniste (“Autonomia” è una presa per il culo), che vogliono tenersi i nove decimi delle “loro” tasse (etichettano come proprie, anche le entrate fiscali dei consumi fatti al Sud, delle risorse prodotte al Sud, come il petrolio, il gas, le energie alternative, solo perché l’azienda relativa, che campa di soldi di tutti gli italiani, ha la sede al Nord: fra i giacimenti petroliferi e un indirizzo, vale più l’indirizzo).
Le Regioni secessioniste hanno fretta, perché vogliono svuotare la cassa, prima che sia definito il costo dei Lep, i livelli essenziali delle prestazioni (salute, trasporti, istruzione…) da assicurare a tutti gli italiani, nella stessa quantità e qualità, in quanto cittadini dello stesso Paese. I Lep aspettano di essere valutati da ben 17 anni e questi arraffoni, invece di lavorare per garantire tale servizio alla popolazione, evitano di farlo (governi di centrodestra, tecnico, di centrosinistra e ora gialloverde) e pretendono che prima passino loro a prosciugare la cassa comune, e poi (forse, non si sa quando, e magari mai), con quel che resta (niente o quasi) si stabilisca quanti soldi ci vogliono per far studiare, curare, viaggiare gli italiani. E se non c’è più un euro, perché loro sono scappati con il malloppo, peggio per gli altri: veneti, lombardi, emiliani e romagnoli avranno le scuole nuove, i libri gratis, gli autobus elettrici aromatizzati allo Chanel n. 5, e gli altri italiani faranno a turno con il mulo, si cureranno con le preghiere e non c’è bisogno che vadano a scuola per fare le pulizie in casa di lorsignori.
Fortunatamente, e va detto, nel governo, la ministra per il Sud, Barbara Lezzi, ha pubblicamente detto che, se non si definiscono prima i Lep, non può passare l’Autonomia (ovvero il trasferimento di 23 competenze dallo Stato alle Regioni, con le relative risorse, che le Regioni secessioniste, però, non vogliono uguali per tutti, ma proporzionate al gettito fiscale: una porcata che puzza di incostituzionalità peggio di una fogna scoperta). E che la cosa deve essere discussa ed emendata in Parlamento, non essere presentata quale decreto del governo (come volevano i secessionisti e la Lega, ma anche il Pd, di fatto), su cui si può solo votare sì o no, senza possibilità di modifiche.
Quindi, ci pensa la ministra, siamo a posto? No: un conto è che questa linea sia sostenuta dalla Lezzi e, a quanto se ne sa, da pochi altri decisi a non cedere; un conto è che sia espressione della volontà di tutte le Regioni del Sud, non importa da quali partiti guidate. Al Nord, sono arrivati al punto che i consiglieri regionali Pd delle tre Regioni secessioniste hanno fatto un documento congiunto per chiedere al loro partito di aiutare Salvini nel saccheggio pro-pochi, della cassa comune. Siamo ai Piddini per Salvini, pur di fottere il Sud. E il Pd meridionale ingoia e zitto. E non solo il Pd, tutti!
Ora, forse, con l’iniziativa del Lazio, c’è da sperare in un rigurgito di dignità, di orgoglio. Ecchemaronn!