Ma ci pensate (mentre Venezia è di nuovo sott’acqua, grazie anche all’incapacità e in qualche caso corruzione delle classi dirigenti locali disgraziatamente divenute pure nazionali) se lo scempio del Mose fosse stato fatto a Napoli? Avrebbero sepolto la città di paginate e “approfondimenti” in prima serata grondanti indignazione (tipo Giletti che urla: «Pagliaccio!», a un politico. Terrone, ovvio), avrebbero territorializzato e reso genetico, etnico la ragione dello scandalo (“…perché al Sud”, “i meridionali, la mafia…”, “le classi dirigenti locali”) e avrebbero smesso di inviar soldi pubblici (giusto), fermato i lavori (giusto), chiesto retate, manette e i danni. Insomma, tutto quello che non si è visto a Venezia, a parte il petardo bagnato dell’ormai acqua alta delle tangenti, quantità onomatopeiche di notizie sui giornali, non potendone tacere (i distratti indignati in diretta in prima serata a distrarci con forestali siciliani e furbetti del cartellino) e poi: avanti con i lavori (si fa per dire) e il resto.
Trattasi di una “grande opera” che doveva essere fatta a tempo di record per salvare Venezia dall’acqua alta, ma la sua costruzione non vedrà mai la fine: ora il completamento è stato rinviato al 2022, ma tutti sanno che è una data messa lì a coda di gatto (per non dire altro), considerate tutte le ragioni tecniche ed economiche che la rendono ormai irrealizzabile. Così è, ma non si può dire.
Un “gioiello della nostra ingegneria” che non funziona, con i cassoni sul fondale già in corso di erosione, per la ruggine e altro, e quelli rimasti sui piazzali, pure. Come cavolo è possibile che strutture destinate a stare sott’acqua non siano inattacabili da ruggine e altri agenti corrosivi? Come sono state progettate? Come sono state realizzate?
I cassoni sprofondano nel fango della laguna 10-20 volte più velocemente di Venezia. Tanti non riescono a sollevarsi, altri ce la fanno, ma non sono in grado di reimmergersi; la nave che doveva risolvere problemi del genere, costruita apposta, si è rivelata un fallimento. Alghe, molluschi e altri esseri opportunisti hanno colonizzato i cassoni, compromettendone i meccanismi. Non funzionano le colossali cerniere, costosissime come tutto quello che ha a che fare con uno degli appalti più scandalosi della nostra storia criminal-politico-imprenditoriale.
Altri progetti per contenere le acque alte e salvare Venezia non furono presi in considerazione, forse perché oltre a contenere le acque contenevano pure i costi, e dal momento che le tangenti viaggiano a percentuale…
La magistratura scopre che per ogni euro speso in lavori (quei “lavori”. Considerate se invece del Mose e soldi pubblici fossero difetti di un’auto comprata con i soldi vostri), ne sono stati distribuiti due in corruzione. E il preventivo di 1,6 miliardi chiavi-in-mano si avvicina ormai ai 6, ma per un’opera incompleta e per la quale bisognerebbe già spendere altre centinaia di milioni per restaurare quello che è stato fatto male o va già in malora.
All’estero lo hanno capito: aziende coinvolte nel Mose hanno provato a partecipare a concorsi per appalti nel Nord Europa e sono state escluse (il Mose fa curriculum… e per molti, pure fedina penale). Da noi hanno il coraggio di chiedere ancora soldi! Il Veneto vuole l’Autonomia per tenersi i 9/10 delle “proprie” tasse. Cominci a rendere conto al Paese dei miliardi che rastrella per farne rottami e mazzette, con l’aiuto delle istituzioni, se il predecessore di Luca Zaia, Giancarlo Galan, è finito in galera per mazzette milionarie del Mose.
Cosa si aspetta a porre fine a questa vergogna? Ripeto: se tutto questo fosse accaduto a Napoli. A Venezia si sprecano vagonate di miliardi, mentre a Matera non arriva ancora manco un carro bestiame delle Ferrovie dello Stato-del-Nord, al Sud non si riesce ad andare in treno da qui a là, le due più grandi città del Mezzogiorno, Napoli e Bari, restano senza collegamento ferroviario diretto, già progettato e appaltato dai Borbone (appalto poi sottratto ai titolari dalle autorità sabaude subentrate a mano armata, e riassegnato, dietro pagamento di mazzette, a due cugini banchieri e massoni che riuscirono a bruciare tutto il capitale in tangenti, senza mettere un metro di binari). Con i miliardi buttati nella laguna, oggi il Sud potrebbe prendere un treno come avviene nel resto del mondo; persino un frecciarossa!Chiediamo conto del disastro del Mose, blocchiamo lo scempio e i finanziamenti.
E salviamo Venezia, anche da questi salvatori.
(la foto-vignrtta di Dagospia sulle mazzette del Mose)