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OGNI SCUSA È BUONA: CORONAVIRUS? IL NORD CHIEDE 10 MILIARDI

INVECE DI RISPONDERE DELLE SUE INEFFICIENZE SANITARIE

Il coronavirus descrive l’Italia com’è: non è un Paese, non c’è; mentre ci sono eccome le “falle gravi” dove, per pregiudizio diffuso, “tutto funziona” (guai dire il contrario, fosse anche il capo del governo); tutto tende a essere esagerato; ognuno per sé; e qualcuno comincia a scoprire che quello che fai ad altri, lo fai a te stesso.

Vado per gradi ed esempi: chiunque abbia una qualsiasi autorità (nazionale, regionale, comunale o altro) decide qualcosa antivirus, e quei qualcosa non vanno nella stessa direzione. In Veneto, erano stati bravi all’ospedale di Padova a mettere a punto un tampone per individuare il virus, in solo tre ore. Ma il direttore generale dell’Agenzia per il farmaco della Regione non autorizzò la spesa, “non prevista” (la prossima volta che decide di passare per il Veneto, il coronavirus mandi comunicazione ufficiale a sua eccellenza). E si sono perse tre settimane: oggi il Veneto è il secondo focolaio italiano di infezione e si fanno tamponi a migliaia.

LE FALLE NELLA SANITÀ DEL NORD

Il presidente della Lombardia, Attilio Fontana, fa l’offeso quando il capo del governo accenna alle “falle“ del sistema sanitario lombardo. Altro che parodia dell’indignazione a cura del leghista che voleva salvare la “razza bianca” (poi Fontana si scusò per l’espressione dal sen sfuggita): il sistema informativo nord-centrico ha accuratamente nascosto un vero e proprio scandalo.

A Codogno, primo e peggiore focolaio del coronavirus, un coinquilino della prima vittima del morbo ha dovuto telefonare a una trasmissione radio per far sapere che era da giorni malato, con febbre alta e sintomi influenzali, senza riuscire a ottenere una visita e il tampone, da parte di una qualsiasi struttura sanitaria, ognuna delle quali lo scaricava ad altra, sino a completare inutilmente il giro (immaginate se fosse successo a Napoli, le parole dei censori e dei razzisti padani).

EPIDEMIA NELLE REGIONI PIÙ RICCHE

Mentre scrivo, il conto dei morti per coronavirus è di 12: 9 in Lombardia, 2 in Veneto, 1 in Emilia Romagna, le Regioni che vantano le proprie eccellenze in campo sanitario (e chiedono l’Autonomia differenziata, ma appena arriva il bacillo, bussano a soldi dal “Paese”). Ma, a giudicare da qualche passo falso che conosciamo (ne ho citato un paio: secondo voi ce ne son altri non venuti alla luce?), vogliamo dire che prendersela solo con la sfortuna, forse non la spiega tutta questa cosa?

E aggiungeteci le puttanate governative, cui non ha posto alcun rimedio la vantata “efficienza lombarda” (che nella sanità ha dato vita ai più grandi scandali e alle più grandi retate, in Italia, di politici, medici e amministratori pubblici e privati per mazzette, appalti truccati e schifezze varie, con carcerazioni… di massa, inclusi più vice presidenti e un presidente della Regione): all’aeroporto di Milano-Malpensa è sbarcato, senza che nessuno lo disturbasse, un nostro connazionale giunto dalla Cina, con lo stesso volo dei due cinesi finiti in gravi condizioni allo Spallanzani di Roma e lì salvati (a proposito di efficienza). Il nostro connazionale dopo la sua vacanza a casa, è ripartito per la Cina, dove è stato messo in quarantena! (Immaginate fosse sbarcato a Napoli, i titoli di “Libero”, “Il Giornale”…, ma anche gli altri. Le trasmissioni di Giletti, Del Debbio…, ma anche gli altri).

“NON SI AFFITTA A SETTENTRIONALI”. LUMBARD NON AMMESSI IN REGIONI “SANE”

Ogni autorità a dettare le sue norme: alcune cose si possono fare in certe parti del Paese, in altre no; alcune regioni “chiuse”, altre no. Siamo un popolo unito solo al lavandino: “Lavatevi le mani” (una base di partenza c’è, bando ai pessimismi; di tutto il resto, parliamone).

E il Nord scopre con stupore la reciprocità, quando una scusa (tale è, non pigliamoci in giro) consente ai terroni di far sapere a chi li ha sempre insultati, come ci si sente: è comparso il cartello “Non si affitta ai settentrionali”. Una provocazione, certo, a nessuno del Nord si è negato alloggio (i “Non si affitta ai meridionali”, invece, erano e sono veri ancora oggi, da parte, per esempio, di una lombarda “orgogliosamente razzista”); ma il colpo è stato avvertito lo stesso. Abbiamo visto razzisti in servizio permanente effettivo (alcuni hanno una faccia che non è divisa in due dal naso…) protestare contro questo “razzismo”. Fa quasi tenerezza quell’avvocato di primario studio legale meneghino che si reca in Basilicata per una causa e viene cacciato: lumbard? non sei ammesso, va’ vatenn a casa toja, vattinn a cast, vattenn! Manco un coleroso che puzzi più dei cani… Sarà persona di solida cultura e saggezza e l’ha presa tutto sommato bene, ma abituati a esser “quello che viene da Milano” (inteso come “è di più a prescindere”. Chi lo dice? Loro…) e ritrovarsi a esser quello che non è accetto perché “viene da Milano” (inteso come diminuzione), beh!

SE DOPO DECENNI DI “PRIMA IL NORD”, FINISCI NEGLI OSPEDALI “DEGLI ALTRI”

E pensate ai tre turisti bergamaschi in vacanza a Palermo e ora in ospedale per coronavirus: sentirsi quelli che arrivano da zona infetta in area indenne e la contaminano, manco fossero migranti “che ci portano le malattie”. Quante volte i tre bergamaschi avranno sentito dire degli ospedali del Sud che sono sporchi (tutti; se lo è uno, lo sono tutti, a Sud), pieni di incompetenti (tralasciando che gli ospedali del Nord sono pieni di luminari e infermieri terroni), pericolosi… E ora scoprono cos’è un Paese: un posto in cui sai che, se ti ammali, hai le stesse possibilità di esser curato bene (e persino, talvolta, male) ovunque ti succeda. Dove, invece, si fa in modo (“Prima il Nord”) di avere cure buone da una parte e crepino pure gli altri, dall’altra, se finisci in ospedale “dall’altra”, forse ti viene da chiederti se non sia meglio avere un Paese e non due.

I tifosi del Sud non hanno gridato in coro, negli stadi: “Coronovirus pensaci tu”, augurando lo sterminio a Nord (finora? L’imbecillità è universale e speriamo bene…). Il contrario si ha da sempre contro i terroni. Ma giornali del Nord, conduttori televisivi e la Federcalcio continuano a sminuire, parlando di folclore calcistico, e persino le multe (rare) a carico delle società sportive sono irrisorie. Metti che il cretino ci sia (“Coronovirus pensaci tu”): i commenti e le sanzioni giuste vi parrebbero ancora quelle contro i cori antimeridionali?

MA LA MUICA È SEMPRE QUELLA: TUTTI I SOLDI A NOI, A NOI, A NOI…

L’avranno capita la lezione i rapinatori del Pun (partito unico del Nord)? Seeee! Qual è il rimedio contro il coronavirus? Soldi al Nord. Abbiamo gl’infetti? Dateci altri soldi. Sono morte dodici persone? Dateci altri soldi. Non ha funzionato qualcosa? Dateci altri soldi. Dobbiamo chiudere i negozi un po’ prima? Dateci altri soldi. La moda rinvia le sue feste, le fiere programmate slittano, il convegno per ora non si fa? Dateci altri soldi. Ed eccoli tutti in fila, i Salvini nullafacenti a vita, i Fontana, gli Zaia presentare il conto al Paese, a chi la spara più grossa: 10 miliardi, per cominciare. Perché non 100? Ma famo ducento, dotto’, che te frega! Perché noi facciamo il Pil! E niente tasse, mutui a babbo morto… Con i soldi degli altri italiani, certo: piove, e dalla Protezione Civile al Tg di Mentana e al Corriere della sera, si raccolgono fondi solo per gli alluvionati veneziani; il governo stanzia aiuti e distribuisce equamente 25 milioni all’Emilia Romagna e scarsi 50mila euro alla Basilicata (come le accise per soccorrere terremotati: per gli abruzzesi, furono quattro volte più basse che per gli emiliani, pur se a L’Aquila si erano avuti cento volte gli sfollati e i morti dell’Emilia). C’è stato un terremoto giorni fa a Cosenza: solo danni. Se lo sanno Zaia, Bonaccini e Fontana, sono capaci di chiedere soldi per lo spavento che si sono presi alcuni calabresi residenti al Nord.

L’UNICA VERA INDUSTRIA DEL NORD: SVUOTARE LE CASSE DELLO STATO

Ormai, l’unica vera grande industria del Nord è fottere soldi dalla cassa comune. E gli altri che si impicchino. Scusate: se si ferma il mercato del Nord e i produttori del Sud non possono più vendere le clementine ai settentrionali, vedono vuoti i ristoranti, gli alberghi in cui usano venire in vacanza al Sud, eccetera? Allora: dateci i soldi: gli 840 che ci avete fregato in 15 anni, più 50 (di acconto) per l’attuale congiuntura. O a tutti o a nessuno.

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