Alla Calabria (due milioni di abitanti) le stesse dosi della Val d’Aosta (127mila abitanti)
La pillola contro il Covid è un diritto che in Italia si riduce con la latitudine: più a Sud stai, meno ti spetta. La Liguria ha circa un milione e mezzo di abitanti e la Calabria quasi due, ma delle scarse 12mila confezioni Merck (in ognuna quaranta pillole antivirali) alla Liguria ne sono andate 1.080 e alla Calabria 120: nove volte meno, nonostante quattrocentomila abitanti in più (sono soltanto dei terroni, d’accordo, ma sono tanti). Se ai calabresi le dosi fossero state date nella stessa proporzione che ai liguri, ne sarebbero arrivate 1350: undici volte più.
Per dirla diversamente: ai liguri, una pillola ogni 35-36 abitanti, ai calabresi una ogni 410. Ed è lo stesso, pillola più, pillola meno, se il confronto si fa fra Puglia e Liguria: con quasi tre volte la popolazione ligure, alla Puglia son state assegnate appena 240 confezioni, quattro volte e mezzo in meno. E la Toscana? Ha circa 300mila abitanti meno della Puglia, ma riceve 1440 dosi: sei volte di più.
La Sicilia non fa eccezioni: con un milione 300mila abitanti più della Toscana, ottiene solo 360 dosi di pillole antivirali: quattro volte meno. Se fosse stato rispettato il diritto alla salute dei siciliani nella stessa misura dei toscani (ovvero, nel rispetto della Costituzione), nell’isola sarebbero state inviate 1950 confezioni, cinque volte e mezzo di più. Mentre alla Val d’Aosta, 127mila abitanti, va il doppio delle confezioni, 120, dell’Umbria, 891mila abitanti. E provate a calcolare quante ne sarebbero arrivate alla Calabria, con la stessa proporzione della Val d’Aosta.
Se volete togliervi altre curiosità, vi allego la lista delle dosi regione per regione, con il numero degli abitanti e, con quella che si potrebbe chiamare “la formula dell’equità” (x:y=t:z, ics sta a ypsilon come ti sta a zeta), si può calcolare il grado di ingiustizia a danno delle regioni meridionali, una sorta di termometro del razzismo praticato e non dichiarato:
Abruzzo 360 confezioni per un milione e 326mila abitanti; Basilicata 60 dosi, per 573mila abitanti; Calabria 120, per un milione 970mila; Campania 480, per 5milioni 850mila (don Bicienz’ De Luca, il presidente, sta “ngazzat” assai); Emilia Romagna 840 dosi, per 4milioni 448mila abitanti; Friuli Venezia Giulia 240, per un milione 220mila; Lazio 1.680 dosi, per 5 milioni 888mila; Liguria 1.080, per un milione 571mila; Lombardia 1.800, per 10 milioni e 8mila abitanti; Marche 600 confezioni, per un milione 543mila; Molise 60 dosi, per 312mila abitanti; Piemonte 739, per 4 milioni 404mila; Puglia 240, per 4 milioni 77mila abitanti; Sardegna 60, per un milione 658mila; Sicilia 360 dosi, per 5 milioni 74mila; Toscana 1.440, per 3 milioni 744 mila; Trentino-Alto Adige 120 per, un milione 59mila; Umbria 60, per 891mila; Valle d’Aosta 120, per 127mila; Veneto 1.440, per 4 milioni 915mila.
La pillola Merck (chiamata così perché prodotta dalla multinazionale farmaceutica Merck Sharp & Dohme, in collaborazione con la Ridgeback Biotherapeutics), se assunta entro cinque giorni dalla comparsa dei primi sintomi, mostra la sua efficacia nei casi non gravi e ne contiene (al 30 per cento) gli sviluppi. Il trattamento è costoso (negli Stati Uniti un ciclo/paziente sta sui 7mila dollari). A fare la distribuzione fra le regioni, da noi, è stata la struttura commissariale per la pandemia del generale Figliuolo.
Ora, se c’è una cosa che abbiamo imparato, è che tutti gli italiani sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri, e la parità di diritti (“scolpita”, nella Costituzione, si dice, trattenendo le risate) è un principio che perde valore scendendo da Nord a Sud. C’è sempre una ragione per non fare, a diritto dei meridionali, quello che generosamente e sprechi enormi si fa a beneficio del solo Nord, come l’alta velocità ferroviaria più cara del mondo e grandi opere interminabili, inefficienti e a costi crescenti (e non si capisce perché, almeno fino a che qualche magistrato non ci ficca il naso). La certezza è che la “ragione” cambia di volta in volta, purché la conclusione sia sempre la stessa: al Nord ogni pretesa è diritto; al Sud ogni diritto è pretesa.
Basterebbe ricordare con quale prepotenza almeno pari all’incapacità di gestione della pandemia (dal Los Angeles Time: «la tempesta perfetta di quello che è andato storto in Lombardia è una lezione per il mondo», a El Pais: «Il virus inverte le pagine di storia del Nord e del Sud in Italia», al politologo Piero Ignazi: «Il mito della Lombardia è collassato»), la sciura Letizia Moratti, chiamata a reggere la Sanità dopo l’uscita del suo predecessore, Giulio Gallera, ormai ridotto a fonte di approvvigionamento di battute per cabarettisti, chiedeva che i vaccini venissero distribuiti fra le Regioni in proporzione alla loro ricchezza. Il diritto alla salute del signore del palazzo: io so’ io e voi non siete… .
E quello che sembrava dovesse finire sepolto sotto un coro di «Ma la smetta! Si vergogni» (non di «Buuuuuuuuuh!», quello no, ma tocca trattenersi, per non incorrere nel quanno ce vo’, ce vo’), lo si vede ora applicato dal Commissario: insomma, per quando assurda, la pretesa dei più ricchi e potenti diventa legge.
Durante la prima fase della pandemia, mentre il Nord stupiva (soprattutto la Lombardia, molto meno il Veneto, l’Emilia Romagna) con i suoi disastri, i presidenti delle Regioni del Sud chiudevano i paesi al primo caso di covid (quasi sempre persone lasciate arrivare senza controlli dalle aree infette), riorganizzavano gli ospedali, acquistavano reagenti, autorespiratori, mascherine. Poi passava la Protezione Civile, requisiva tutto e portava al Nord (mentre il presidente lombardo Attilio Fontana e il veneto Luca Zaia si occupavano di conferenze-stampa quotidiane, copiando il capo del governo; e Fontana, con i familiari, anche di appalti per camici). Le proteste dei presidenti meridionali furono lasciate cadere nel vuoto (don Bicienz’ De Luca stava ‘ngazzat’ assai, ma gliele portarono via lo stesso le mascherine).
Fatto sta che, quando si trattò di spartire i vaccini, le cose andarono più o meno come preteso dalla meneghina signora del palazzo. De Luca fece fuoco e fiamme, ma… . E ora è appena tornato sull’argomento, con gli stessi toni e pure peggio, a proposito della pillola Merck, ricordando “l’uso della casa” Italia: ai terroni poco, di malavoglia e tardi; gli scarti degli arricchiti a spese del Paese, come per i treni: quando stanno per crollare a pezzi, li spostano a Sud.
«Ad aprile dello scorso anno, in polemica con il commissario di Governo, ho parlato di mercato nero dei vaccini perché quella era la realtà», rammenta De Luca, che stavolta minaccia il ricorso alla magistratura. «La Campania aveva ricevuto meno dosi tra tutte le regioni in proporzione alla popolazione».
E alle restanti Regioni del Sud non andò meglio, solo che altri presidenti tacquero. «Ora ho la sensazione che stia iniziando il mercato nero dei farmaci antivirali», prosegue De Luca. «Questo tipo di farmaci è prezioso, perché ci consente di decongestionare gli ospedali e curare a domicilio i pazienti che non hanno sintomi gravi. Questi farmaci al momento sono stati così distribuiti: Campania, 480 colli (scatole); Emilia Romagna (1.3 milioni di abitanti in meno della Campania), 840 colli; Lazio (stessa popolazione della Campania), 1680 colli; Lombardia, 1080 colli (è un errore: 1800, non 1080; ndr), adeguati alla popolazione; Toscana (2 milioni di abitanti in meno della Campania), 1440 colli; Veneto (quasi 1 milione di abitanti in meno della Campania), 2160 colli. È una vergogna. Siamo pronti a rivolgerci alla magistratura penale. Chiediamo al commissario di ripartire i farmaci antivirali in base alla popolazione».
Fino a quando sarà “normale” farsi trattare da colonia, per il Sud?