PINO APRILE COMUNISTA MA REAZIONARIO, FILOLEGHISTA MA NEOBORBONICO…
Capi di imputazione contro Pino Aprile, complici e conniventi, al processo della Norimberga prossima ventura del falso meridionalismo: i giudici ascolteranno deposizioni e testimonianze, appena avranno finito di litigare su chi di loro sia il vero meridionalista che smaschererà gli altri e li trasferirà sul banco degli imputati, finché, alla fine, dei “perdenti/ Della civiltà globale/ Vincitori della gara/ A chi è più meridionale” (Eugenio Bennato, “Grande Sud”) ne rimarrà solo uno. E magari voterà per Salvini…
1 – … «ma dov’era Pino Aprile, prima di “Terroni”, per dire quello che noi dicevano da anni e prima di lui. O magari dopo, ma meglio?». Per esempio, ero a lavorare in Rai, con Sergio Zavoli, per la più grande inchiesta giornalistica (dieci ore), mai fatta sul Mezzogiorno: “Viaggio nel Sud”;
2 – … «ma Pino Aprile scriveva su settimanali familiari e li ha pure vice-diretti e diretti. Che c’entra uno che si occupava delle corna di Caroline con il meridionalismo?». Chi avesse letto quei giornali (gli editorialisti si chiamavano Indro Montanelli, Enzo Biagi, Sergio Zavoli) avrebbe scoperto che, fra una tetta di Caroline e un figlio di Maradona, c’era anche la prima intervista in carcere ad Alì Agca (mia), il primo reportage con i khmer rossi, nella giungla della Cambogia invasa dai vietnamiti (mio), eccetera, e degli strani (per l’epoca) articoli su cosa accadde davvero nel Sud d’Italia con il Risorgimento. Alcuni lettori mi chiamarono, divenimmo amici e lo siamo ancora (gli Argenio, Antonio Ciano, altri);
3 – … «ma Pino Aprile ha addirittura scritto per “La Stampa” di Torino!». Vero: paginate intere su cosa fecero i piemontesi a Gaeta; e come distrussero le acciaierie di Mongiana e così via;
4 – … «ma Pino Aprile ha “scoperto il filone” meridionalista». Sin dall’adolescenza, considerato che le prime cose di quel che diventerà “Terroni” sono appunti e ritagli di un confuso e disorientato Pino di scarsi vent’anni. Superata l’incredulità con l’acquisizione di testi (Alianello, nel ’72) e viaggi (Mongiana, Bronte…) cominciai a scriverne verso i trent’anni, per pubblicare dopo altri trenta;
5 – … «vuole solo vendere libri». Non so fare nient’altro. Ho provato a spacciare cocaina, ma sono allergico alle polveri. Ho tentato di offrirmi come gigolò, ma le mie possibili clienti dicevano: «Chi, tu? Se mi paghi tu…». Se scrivi libri e non dici quello che hanno fatto al Sud, sei uno dei soliti giornalisti che “invece di raccontare…”; se lo fai, “vuoi vendere i libri”: notoriamente, tutti gli altri li scrivono per non farlo sapere a nessuno; o, essendo ricchi di famiglia (mio padre lo era, in quanto usciere, ma dilapidò tutto a donne, infatti mia madre era nello stato di famiglia; per le conseguenze dei suoi amori: mio fratello, mia sorella e io; droghe: tre sigarette al giorno e due caffé; e gioco: a Natale e perdeva sempre a tombola, poi scoprii che ci faceva vincere), li distribuiscono gratis, e io no. Eravamo così sicuri che “Terroni” avrebbe sfondato, che dei miei libri (fu il settimo) è quello che ebbe la più bassa tiratura iniziale. “E speriamo… chi vuoi che si interessi di meridionalismo, oggi?”. Invece, eravamo tanti e non lo sapevamo;
6 – … «ma pubblica con un editore del Nord». Era il mio da sempre: dovevo cambiarlo, solo perché l’argomento del mio ennesimo libro, era il Sud? Avete visto libri come “Terroni” pubblicati da Laterza o Rubettino? Libere scelte editoriali, per carità, ma non compatibili. E con chi hanno pubblicato altri meridionalisti, da Salvemini ad Alianello a Zitara?
7 – … «ma è troppo di sinistra, un cavallo di Troia del Pd». Ammiro la coerenza di Peppino Di Vittorio, ma credo che il metro per giudicare chi fa politica siano le sue azioni, non il suo partito, il suo dio, le sue parole. Ho sostenuto iniziative buone, per il Sud, promosse da esponenti di ogni colore (meno i razzisti della Lega). Su richiesta dell’allora assessore alla cultura Mario Caligiuri, centrodestra, per la processione della Varia di Palmi, divenuta grazie a lui, “patrimonio culturale dell’umanità” (unico della Calabria, finora), con altri che dovevano “metterci la faccia”, in divisa della Congregazione dei marinai, trainai la Varia (quindi, oltre la faccia, volevano le braccia);
8 – … «ma tira la volata persino al filoleghista Diego Fusaro, candidato sindaco a Gioia Tauro». Diego propone in ogni sconvegno e in tv la lettura gramsciana (Gramsci Antonio, dirigente del Pci, cripto-proto-leghista…) del Risorgimento e di cosa fu fatto al Sud; con me a salvinare per Diego, c’erano altri fascistoni camuffati da marxisti, vedi Giulietto Chiesa; quanto all’autoctono Francesco Toscano, la sua conversione deve essere stata improvvisa e ben celata, perché non se n’è accorto nessuno. E c’era l’ex ambasciatore in Cina, Alberto Bradanini; ed è della partita di Nino Galloni: pure lui! Vatti a fidare. Nessuno di quelli che erano lì si è accorto del filoleghismo, solo chi non c’era e non ha nemmeno letto un rigo su cosa si è fatto e detto, prima di giudicare: pre-giudizio;
9 – … «ma se il Movimento si chiama “Risorgimento meridionale”». Ditelo a me! Nell’annuncio del mio sostegno alla candidatura di Diego ho scritto che “Risorgimento meridionale” mi pare un ossimoro, come ghiaccio bollente, perché a risorgere a spese nostre fu il Piemonte e per noi fu Rimortimento. L’ho ripetuto nell’intervento a Gioia Tauro. Il termine è stato coniato da Toscano con altri intenti, ma se lo cambiasse, e farebbe bene, eliminerebbe l’equivoco;
10 – … «Fusaro, un piemontese!». Azz…, lo hanno scoperto (falso, cortese e sterminatore seriale di terroni a Fenestrelle). Magari sanno pure che son tarantino, come Giuseppe Massaro, il segretario di Cavour, quello della Relazione sul Brigantaggio; come “sir” Giacomo-James Lacaita (Manduria, Taranto), che fece fallire l’intesa fra Regno delle Due Sicilie e Gran Bretagna, per fermare Garibaldi a Messina e non fargli attraversare lo Stretto; e sono salentino (di fatto, pur nato murgiano a Gioia del Colle: i miei si trasferirono subito dopo), come Liborio Romano. Minchia, sono fottuto (con padre Maurizio Patriciello, altro filoleghista?, ho ricevuto un premio antimafia da una associazione salesiana, don Giovanni Bosco, piemontese pure lui: chiaro il nesso, sì?). E perché candidare Fusaro a Gioia Tauro? Beh, seguendo lo stesso criterio (razzista): perché lì sono calabresi, quindi mafiosi; e per offrire un’alternativa… (cosa diremmo se al Nord qualcuno protestasse, e c’è, per un candidato sindaco meridionale, prima di chiedersi se onesto ed efficiente o ladro?
11 – … «un neoborbonico nostalgico e viv’o rre! Il meridionalismo revanscista di Pino Aprile». Non sono neoborbonico, che vuol dire aderire a un Movimento, condividerne orientamenti, criteri, regole (non ho mai aderito a partiti o associazioni, per scelta professionale e di vita, né ho mai accettato candidature o offerte analoghe). Ma ho ammirazione e gratitudine per il lavoro di recupero e divulgazione di verità nascoste che i neoborbonici svolgono da 25 anni. Ora, tanti di quelli che grazie a loro hanno saputo, prendono le distanze per proporsi “meridionalisti ragionevoli” e non esser confusi (non è figo…) con i monarchici. Conosco qualche neoborbonico monarchico, in effetti (e qualche triestino monarchico, però austriacante; e uno coltissimo già monarchico austriacante e ora borbonico. “Neo”, of course), ma tutti gli altri sono e si professano repubblicani. E grido “viv’o rre!” pure io, a volte, al brindisi borbonico (aiza, aiza, aiza…), ma non sarei monarchico se il re fossi io, figurati un altro. Però è così comodo attribuire ad altri qualcosa che, per contrasto, permetta di distinguersi ed elevarsi (o così pare) e inventare un nemico cui attribuire le responsabilità di una storia che viene detta malraccontata da chi l’ha taciuta del tutto.
12 – … «ma Pino Aprile…». E poi aggiungeteci quel che volete, così come «ma Gennaro De Crescenzo…», «ma Antonio Ciano…», «ma Marco Esposito…», «ma…» e continuate allungando l’elenco, condannando, a uno a uno, tutti gli altri, alla prima opinione difforme dalla vostra. Il professor Gianfranco Viesti, per dire, ha preso posizione decisa contro il “Giorno della Memoria”, ma è il primo firmatario dell’appello contro la Secessione dei ricchi di Veneto, Lombardia, Emilia Romagna; il professor Saverio Russo è stato fra i frmatari della petizione contro il “Giorno della Memoria”, ma era con noi alla Grancia a discutere di revisionismo storico e poi a firmare l’appello contro l’Autonomia differenziata dei paraculi pigliatutto; attivisti e parlamentari cinquestelle ci hanno deluso e tradito con l’Ilva a Taranto e la Tap in Salento, ma altri si sono battuti senza risparmio in parlamento e nel Movimento per affermare il diritto del Sud alla Memoria e all’equità. La malattia infantile di ogni azione sociale è il massimalismo che condanna tutto quello che non è l’estremo (ir)raggiungibile, cui si deve sempre tendere, ma nelle circostanze date e cercando di portare a casa il meglio ottenibile: quando non puoi tutto e subito, almeno un pezzo alla volta. E viene di solito esercitato da chi critica dalla finestra il corteo che sfila in strada, dicendo che vi si aggiungerà quando sarà del colore “giusto”. Il suo. Con lui a capo. Politica è agire insieme su quanto si condivide: se escludi, di volta in volta, chi non è d’accordo su qualcosa, pur essendolo sull’essenziale, alla fine, resti solo. Il conflitto democratico nel proprio campo è buona cosa: educa al confronto, rinforza i muscoli, insegna a vincere. L’eliminazione dell’altro nel proprio campo, invece, consegna il proprio campo al nemico.
Che è quel che alcuni, pretestuosamente e fintamente “in campo”, vogliono e forse “devono” fare, dal momento che riescono a sfasciare ogni gruppo in cui entrano. Ma queste sono eccezioni, la regola è chiedersi quanta energia si spreca facendo il vuoto intorno a sé, invece di farlo dinanzi al sé, dov’è quello che ci vuol male.
Vabbuo’, prima o poi dovevo dirlo, non potendo essere al tempo stesso comunista e reazionario, filoleghista e neoborbonico, monarchico e antimonarchico…: con tutta la buona volontà, è tecnicamente impossibile aver torto in tutte le direzioni, solo per compiacere critici a 360 gradi. Come vedete, gli imputati stanno dicendo ai giudici: «Ma che cazzo fai? Se sei in buona fede: rifletti, riflettiamo e agiamo insieme, sapendo che nessuno può chiedere all’altro di aderire in toto a idee che non condivide, ma di sostenere almeno azioni e progetti su cui non c’è contrasto. Se sei in cattiva fede: non sperarci, non ce la farai. Guarda il percorso di quelli che insulti e diffami; guarda, nella scia alle loro spalle, la solitudine degli odiatori in servizio permanente effettivo; dei saltatori di fossi passati dagli spalti di Gaeta alle loggette savoiarde, sotto l’ala dei cantori di Fenestrelle luxury-resort per soldati borbonici stanchi di guerra; dei rancorosi cronisti che prostituiscono (peccato) le loro capacità a padroni che li illudono e deludono, con promesae di “sistemazione” (e credono che non si sappia). Sono le scorie di una comunità che sta ritrovando se stessa, sapendo che alcuni dei peggiori nemici le camminano accanto, anzi, alle spalle. Ma questo è normale, umano. Dura un po’, ma non per sempre, perché le azioni rendolo riconoscibili.
[wbcr_text_snippet id=”1252″ title=”Firma a fine articolo”]
4 Comments
mirko
A proposito del luxury-resort di Fenestrelle, a quando un nuovo libro, magari insieme a Gennaro De Crescenzo, che smonti una volta per tutte le tesi negazioniste di Barbero?
Pino Aprile
Ma De Crescenzo lo ha già fatto in “Sud. Dalla Borbonia Felix a Fenestrelle”, e io in “Carnefici”
Antonio Del Vecchio
Lei ha dalla sua parte la conoscenza della questione meridionale e come altri ha dato molto per diffondere questo sapere tra la gente delle nostre contrade. Ora Dott. Aprile il meridione ha bisogno di una guida politica che sappia raccogliere la protesta e il lamento della sofferenza che è così diffuso al sud; un po’ come ha fatto il M5S su tutto il territorio nazionale. Ma il M5S non è in grado di compiere la missione al sud…e lei lo sa bene il perché; è un movimento a carattere nazionale che dovrà sempre fare i conti con i grillini del nord, con i finanzieri del nord, con i politici alleati del nord. E si è visto; con TAV TAP Gioia Tauro e mille altre questioni che non andranno mai in porto se il nord non dice si..va bene questa cosa la facciamo a patto che…. Non sono stati neanche capaci (i grillini che si facevano pubblicità sul sito del movimento neoborbonico per le amministrative di qualche anno fa) a far riconoscere il giorno della memoria ad un consiglio regionale meridionale.
Ma di che parliamo?
E quindi a mio avviso è comprensibile che buona parte delle persone che ascoltano o leggono chi come lei scrive libri sull’argomento, mette le mani nella melma e fa uscire fuori il fetore grazie alla TV o ai social (Le sono grato per questo) poi si chiedano: e allora che si fa? dove andiamo? che succede domani? e alle prossime elezioni? L’aspettativa è più che giustificata sia per una questione di pancia ma anche perché, come ho scritto prima, i migliori presenti sul mercato non vanno da nessuna parte. E quindi le critiche fuori luogo..a volte aspre (io sono stato a volte tra questi). Non si può più rispondere come ha fatto De Crescenzo a Gaeta…se anziché esserci alla manifestazione 300 persone ce ne fossero state 3000 ci saremmo chiusi in una stanza per decidere il da farsi. Le 3000 persone ci sono, a mio avviso sono molte di più; l’ora è questa, la notorietà c’è, i canali per diffondere la voce ci sono, le raccolte fondi per finanziare le attività si possono organizzare; che manca? O meglio, su cosa non si può prescindere? Che questo movimento non può prescindere dalla presenza attiva di gente come Lei, Gennaro De Crescenzo, Fiore Marro, Gulì ed altri che calcano il palcoscenico del meridionalismo da decenni. O lo fate voi o non lo fa nessuno (sigh).
Pino Aprile
Caro Antonio, non è vero che non lo fa nessuno. Le varie anime meridionaliste (incluso qualche forma di opportunismo, che sempre ci ha, in ogni caso, ma fa parte del tutto…) stanno sperimentando varie vie, anche in concorrenza feroce fra loro. Noi possiamo e dobbiamo assisterli e aiutarli (non tutti, alcuni sono impresentabili) e favorire il loro incontro. Sono fenomeni politici e sociali che non risolvi d’autorità. Ma guarda che i passi avanti fatti sono enormi, se solo vai con la mente a pochi anni fa. E forse siamo di fronte a una grande accelerazione. Lo vedremo dopo le europee.