A SAN GIULIANO, FRAZIONE DI TEANO, UNA LAPIDE VERGOGNOSA
Sta lì da 89 anni a testimoniare come si racconta la storia, stravolgendola: a San Giuliano, una frazione di Teano, una lapide celebra, dal 1931 (piena epoca fascista, ma le altre non furono e non sono da meno), il generale Enrico Cialdini che, “con balda brigata e con l’eroico ardimento dei bersaglieri scacciava la numerosa oste borbonica aprendosi il varco per la via di Gaeta”, che il “prode” bombarderà per cento giorni, demolendola e compiendo un’altra delle sue tante stragi. Cosa che, la lapide chiama “Vittoria”.
E lo fu, certo, di un esercito che, senza dichiarazione di guerra, invase uno Stato amico e lo mise a ferro e fuoco, ne distrusse ne fabbriche, rubando anche i macchinari, svuotò le banche, le regge, le case, sterminò parte della popolazione con fucilazioni di massa, deportazioni senza condanna, carcerazioni a centinaia di migliaia, campi di concentramento; con lo stesso Cialdini che vantava, nei suoi rapporti, quante migliaia di inermi abitanti di un Paese aggredito aveva fatto uccidere, quanti preti, quante suore, quanti paesi rasi al suolo. E per dire del clima patriottico, Carlo Nievo (fratello dello scrittore garibaldino Ippolito), al seguito di Cialdini, lamenta nelle sue lettere che il generale ammazzava troppo poco, che bisognava spargere più sangue.
Per fare l’Italia, ci hanno detto. A spese di chi?
Ora, che gli Stati nazionali siano nati quasi ovunque così, per favorire la diffusione della cività industriale, è un fatto. Non è accaduto solo in Italia. Che la cosa sia stata ammantata di alti prifili ideali è un altro fatto (nella guerra di secessione degli Stati Uniti a battersi per “la liberazione degli schiavi”, c’erano quattro Stati schiavisti, e il cantore dell’uguaglianza fra gli uomini, George Washington, ne aveva duecento); ma che ci si debba anche prendere in giro, onorando gli aggressori e insultando gli aggrediti che difendevano le proprie case, è francamente troppo.
L’orgia di nazionalismo portato dal fascismo a livello di parodia di popolo in armi può far capire come quella lapide sia stata concepita e posta lì. Ma che ci resti, non si può accettare. È tempo di un po’ di verità.
2 Comments
mirko
Del resto non fu Renzo De Felice a dire che il Fascismo rese il risorgimento un’epopea popolare, da elitaria qual’era stata?
Pino Aprile
tutte operazioni sulla testa della gente, per imporle una mitologia posticcia