Anche il Sud vuole l’Autonomia regionale, ma vera; nel senso che prima si stabilisce quanto spetta a ogni cittadino italiano per la soddisfazione dei diritti costituzionali “uguali per tutti”; e poi si trasferiscono alle Regioni le risorse statali per farvi fronte. Solo così si può davvero valutare chi lo fa bene e chi male. E questo, a quanto pare, sta per essere reso chiaro da alcuni rappresentanti delle Regioni del Mezzogiorno.
I “Piddini per Salvini”, con la Lega Nord, invece, vogliono “l’Autonomia” delle Regioni ricche, prima di fare questi conti, ovvero: intanto ci portiamo via il bottino, e poi si vede quali diritti, per chi sì e chi no, perché sono finiti i soldi. E, a giustificazione della fuga con la cassa, partono dal presupposto (leggi: pregiudizio) che lo Stato spenda male e i terroni ancora peggio. E solo per questo, da Sud, sarebbe partita la campagna (con l’appello di decine di docenti universitari, primo firmatario il professor Gianfranco Viesti, scrittori e già altri 10mila cittadini, finora) per dire “No alla secessione dei ricchi”: perché i meridionali preferiscono lo Stato centralizzato che sposta soldi dal virtuoso Nord allo sprecone Mezzogiorno.
Beh, non è così che stanno le cose. Anzi, stanno proprio al contrario, pare.
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Intanto, al Sud arrivano meno risorse di quelle che gli spetterebbero e il Nord fa incetta di fondi pubblici, anche per opere inutili e dannose (Pedemontane, Mose…).
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È così falso che le Regioni meridionali preferiscono lo Stato centralista, che già tre di esse hanno chiesto il trasferimento di competenze statali, esattamente come quelle del Nord. Più che motivato il sospetto, dalle prime dichiarazioni, che qualcuno non avesse capito la trappola; qualche altro riteneva che è meglio sedersi al tavolo, anche se scomodo, che guardare gli altri giocare pure a nome tuo. Ma l’analisi di dati e tempi sta inducento a mettere in chiaro in che modo si intende procedere: la “Autonomia” alla lombardo-veneta (ci teniamo tutti i soldi e peggio per gli altri. Di fatto: secessione) non può essere il primo passo, quindi non esiste che sia “prioritaria” nell’azione di governo, mentre la definizione dei Lep, i Livelli essenziali di prestazioni, è ancora inevasa da 17 anni! La spudoratezza dei leghisti (aiutati dai cinquestelle del Nord) e dei piddini lombardo-veneto-emiliani (leghisti di complemento), arriva a chiamare “sana competitività” il raffronto fra chi amministra disponendo di imparagonabili risorse (ai Comuni del Nord va sino al 300 per cento del fabbisogno, al Sud il 50) e infrastrutture, strade e autostrade (al Nord ormai tante e pure inutili, al Sud era troppo anche la Salerno-Reggio Calabria), treni e alta velocità (a Sud, città ancora senza ferrovia e dove c’è è spesso peggio che non averla), eccetera. Basta non avere pudore e queste porcate si possono pure dire.
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I presidenti delle Regioni del Sud non possono essere meno prudenti e meridionalisti (anche se non di Nord e Sud si tratta, ma di semplice equità e applicazione delle norme costituzionali) della ministra per il Sud, Barbara Lezzi, che ha già detto: prima i Lep, poi l’Autonomia. Ci mancherebbe pure: insomma, siamo all’Abc delle ragioni della convivenza!
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Una misura di tale rilevanza non può essere risolta nell’incontro di due leghisti: il ministro alle Regioni, Erika Stefani, e il presidente del Veneto, Luca Zaia e poi imposto per un “sì o no” in Parlamento, senza discussione. Questa schifezza ormai dovrebbe essere già stata fatta reingoiare ai proponenti e, quindi, la cosa verrà discussa e gestita in Parlamento. Ma non fidarsi è meglio.
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Non è vero che le Regioni spendono meglio dello Stato: in alcuni campi, qualcuna sì; in altri campi no, ma non è affatto una garanzia che a gestire meglio sia l’ente periferico.
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Non è vero che le Regioni del Nord spendano meglio di quelle del Sud, dove ce ne sono che lo fanno malissimo, o così così, o molto bene (l’elenco delle Regioni virtuose potrebbe sorprendervi. E ancora di più scoprire che quando si andò a verificare quali Regioni avessero migliorato, in dieci anni, la prima classifica (a cura del Sole24ore) mostrava in testa solo Regioni del Nord. Il professor Viesti volle controllare, e si scoprì che la lista era taroccata: applicando i dati corretti, in testa c’erano quasi soltanto Regioni del Sud. Pensate soltanto alla caterva di scandali, appalti truccati, dirigenti regionali, assessori, vice presidenti di Regione finiti in galera in Lombardia. La Lega Nord si è addirittura rubata da sola 49 milioni!
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Autonomia non vuol dire che la Regione si prende i soldi e ne fa quello che vuole, mentre lo Stato centrale si distrae e tace. Autonomia non è indipendenza: non si può non prevedere un dovere di surroga, da parte dello Stato centrale, in caso di inadempienza o cattiva gestione dell’ente regionale. Insomma: stabilito quanto si deve spendere per i diritti di ogni cittadino, lo Stato centrale trasferisce alle Regioni le risorse relative, in base alla popolazione (e non al gettito fiscale, come pretenderebbe la banda bassotti lombardo-veneta, in modo che, per assicurare gli stessi diritti a tutti, ai ricchi vadano sempre più soldi, e ai poveri sempre meno). E le Regioni amministrano. Ma se qualcuna non lo fa o lo fa così male da privare i cittadini dei loro diritti, per sprechi, incapacità o furti, deve essere previsto che le si affianchino strutture statali che controllino e aiutino; e se nemmeno così le cose funzionano, si sostituiscano a chi non sa o non vuole far bene. Perché l’unico principio che non deve essere messo in discussione è che al cittadino vanno resi quei servizi (la scuola, i trasporti, la sanità, eccetera) ovunque sia, in Italia; e ovunque deve averne della stessa quantità e qualità. E se la sua Regione non lo fa, lo Stato lo faccia al posto della Regione. Era un meccanismo studiato dai ministri alla Coesione Fabrizio Barca e poi Carlo Trigilia, e affossato dalla coppia infernale Renzi-Delrio e da quelli dopo di loro.
Per riassumere: l’Autonomia “prendi i soldi e scappa. Abbiamo fottuto di nuovo i terroni” che il Partito Unico del Nord (dai “Piddini per Salvini” alla Lega, passando per i M5S Nord) potrà essere varata solo dopo la definizione del valore (uguale per tutti) dei Livelli essenziali delle prestazioni. E su questo starebbero per piantare paletti alcune Regioni del Sud.
Sapremo presto, forse già nelle prossime ore, in che modo e chi farà il primo passo per chiarire che è in tal senso che le Regioni meridionali vogliono giocare la loro partita a quel tavolo.