Vogliono la “secessione con scasso” Veneto, Lombardia, Emilia Romagna e ora anche altre Regioni? (Loro dicono “secessione dolce”: e ci credo, con quello che vogliono mettersi in tasca: con il trasferimento delle competenze su materie oggi governate dallo Stato centrale, chiedono il trasferimento delle risorse relative, ma agganciate al gettito fiscale, in modo che i ricchi abbiano sempre di più e i poveri sempre di meno. E se niente, meglio ancora, così possono fare al Sud quello che la Germania ha fatto alla Grecia). E diamogliela, subito, ‘sta secessione!
Ma gliela svuotiamo del malloppo che vogliono fottersi, pensando che siano tutti scemi (lasciate perdere che ci sono Regioni del Sud che hanno chiesto “l’autonomia”, accodandosi senza ragione ai manolesta del Nord, e giustificandone, così, l’azione predatoria. O non sanno quel che fanno, e so per certo che qualche presidente meridionale davvero pensa di trarne vantaggio, per se stesso o per il territorio; o lo sanno e “devono” farlo, perché la classe dirigente coloniale può solo assecondare il potere di cui è gregario).
I lombardo-veneti vogliono filarsela con la cassa, continuando a usare lo Stato centrale come bancomat? Eh, ma prima si stabilisce il valore dei Livelli essenziali di prestazioni da garantire, di diritto, a tutti gli italiani; poi si regionalizzano le entrate fiscali delle aziende statali, parastatali e anche di tutte le altre: le tasse restino nelle regioni in cui le risorse producono il loro valore, e non dove si mette la sede legale per far mangiare i paraculi sulla pelle degli altri: il petrolio lucano, per dire, lasci le sue entrate fiscali in Basilicata, non a Milano o a Roma; e così l’energia prodotta al Sud, eccetera. Poi, si calcoli il mancato trasferimento di risorse al Mezzogiorno per spesa pubblica ordinaria e per autostrade, treni, infrastrutture non fatte; e si pretenda il relativo conguaglio, con azione politica congiunta di istituzioni e popolazioni del Sud. E per ora ci si ferma qui. Ma già basterebbe per vuotare la cassaforte dei secessionisti con il trucco, che vogliono tenersi le “loro” tasse, calcolando come proprie anche quelle degli altri.
Magari, allora, i razzisti con uso di rapina del Nord potrebbero scoprire che la secessione con il trucco non conviene più (un paio di anni fa, vado a memoria, ci fu chi fece calcoli sottraendo al bilancio lombardo tutti i soldi che ramazzano solo ospitando sedi legali di aziende che maturano entrate fiscali altrove, con risorse altrui, e venne fuori che ci avrebbero rimesso. Non mi interessa ripescare quei conti, né so più dire quanto fossero inattaccabili, mi limito a segnalare che questa possibilità non è da escludere).
E se i conti fossero fatti senza il gioco lombardo-veneto delle tre carte, i meridionali potrebbero scoprire che la secessione conviene più a loro, che vedrebbero restare in casa le ricadute fiscali delle loro risorse; e potrebbero assegnare a cinesi, russi, statunitensi, giapponesi e comunque al miglior offerente, la costruzione delle autostrade, delle ferrovie, persino del Ponte sullo Stretto, se ci girasse voglia, che l’Italia non ha mai fatto, lasciandogliele in gestione per 50-100 anni, chissene frega a chi paghi il biglietto: intanto hai le strutture che ti hanno sempre negato, e poi entri senza la mediazione ladra dei “fratelli rapinatori d’Italia” in mercati internazionali.
Ma soprattutto, potremmo decidere il nostro destino senza i ladri in casa (850 miliardi di euro solo di spesa ordinaria sottratti al Sud e girati al Nord in soli dieci anni, per dire di uno dei furti).
Il Nord ormai (e sempre più a fatica) mantiene il suo livello di vita grazie a risorse pubbliche drenate in Lombardia, Veneto, Piemonte, con ogni pretesto: autostrade inutili, ma costosissime; (vedi la Brescia-Bergamo-Milano, la Pedemontana lombarda, la Pedemontana veneta, linee folli di alta velocità ferroviaria che passerà alla storia per gli inspiegabili e altissimi costi a chilometro e il sovradimensionamento: progettate per 400 treni quando ne passano a stento un decimo; o la costruzione di seconde, terze linee ferroviarie, una accanto all’altra (vedi lo scempio del Terzo Valico Genova-Milano o la scellerata Torino-Lione), e quasi del tutto inutilizzate.
Ti fa cascare le braccia leggere quanto dicono, sapendo poco o sapendo male, o non sapendo e basta, rappresentanti della Regione Calabria che dicono sì alla secessione ladra lombardo-veneta, a patto che siano previsti fondi di perequazione, per i livelli essenziali di assistenza. L’elemosina. Certo, terroni: faremo cadere due spiccioli nella vostra mano tesa, mentre svuotiamo la cassa. Quando? Quando ci andrà, se ci andrà, di farlo.
Ma la vogliamo smettere di stare chini e gregari dinanzi a questi prepotenti? Pietire, fare i parenti poveri, ridursi a “qualcosisti”, ritenendosi soddisfatti con gli spiccioli di quello che ci ruban, invece di pretendere a brutto muso il maltolto ed equità! In un Paese, o si sta lla pari, o non c’è ragione di starci.
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