L’INCONTRO CON IL PROF. MADDALENA E I SENATORI GRASSI E RICCIARDI
Un incontro al Senato sull’acqua pubblica, con parlamentari e costituzionalisti. Partenza ruvida, spigolosa (pur se smussata da buona educazione), preceduta da un confronto duro e molto meno… smussato su social e giornali, per le interpretazioni diametralmente opposte di alcune norme varate e altre da varare. Alla fine, una via comune è stata trovata o, per esser prudenti, diciamo: dichiarata. Ma non è una cosa da niente, per come erano e sono messe le cose.
Obiettivo: impedire la più grande privatizzazione dell’acqua in Europa e ottenere che entri negli obblighi costituzionali che l’acqua sia servizio pubblico garantito a tutti i cittadini e nessuno possa guadagnarci su, nemmeno le istituzioni, nemmeno lo Stato e figurati i privati!
LA TRASFORMAZIONE DELL’EIPLI DI PUGLIA LUCANIA E IRPINIA IN SPA
La faccenda, manco a dirlo, riguarda un ente pubblico meridionale divenuto società per azioni, Spa, e quindi, nei timori di chi ha competenza giuridica ed esperienza di porcate nazionali, scalabile da privati. L’ente è quello irrigazione di Puglia, Lucania e Irpinia, Eipli; da molti anni è stato messo in condizioni di precarietà per scelte governative discutibili, titubanti, incerte e lasciate a metà, a partire da governi di centrosinistra, con accelerata di quello Monti e colpo di mannaia di Gentiloni (uno dei peggiori di sempre: è il governo che, a 4 giorni dalle elezioni per il nuovo parlamento, ha firmato il “patto” scellerato con le Regioni secessioniste del Nord e, di nascosto, stava regalando alla Francia l’area più pescosa del nostro Tirreno).
Ovviamente (e qui c’entrano anche le responsabilità degli amministratori dell’ente) la cosa è stata giustificata con il debito cumulato, non si capisce bene se di 36 milioni o ben di più: pensate che fine farebbe la maggior parte degli enti, se si applicasse a tutti lo stesso criterio, che somiglia molto alla legge, secondo Giolitti “con i nemici si applica, con gli amici si interpreta”.
CHIUDERE OGNI VARCO POSSIBILE AI PRIVATI
Ma la faccenda è che la trasformazione in Spa, ormai avvenuta, poteva offrire ai privati la possibilità di metter le mani sull’enorme bacino imbrifero (uno dei più grandi) e infrastrutture annesse, in tre regioni; un business che rientra perfettamente nei nuovi orientamenti dei predoni che invece di creare economia, aziende, lavoro, si impossessano di beni pubblici, magari arricchiti di impianti pagati e costruiti a spese dei cittadini tutti, e li gestiscono spesso malissimo e in regime di monopolio, a prezzi da usurai, grazie a norme concordate con governi compiacenti. Chi pensi che stia esagerando, faccia un pensierino alle autostrade e alla (non) manutenzione del ponte Morandi o dei guard-rail di contenimento sulla Benevento-Avellino-Napoli che non contenevano un bel niente; cosa che ha dato tanti soldi ai Benetton e 83 (40+43) bare agli utenti.
NESSUNO SPECULI SULL’ACQUA, NEMMENO LE ISTITUZIONI
Nel decreto-Crescita appena approvato, si è inserita la normativa per la Spa Eipli e sono scattati i sospetti e le proteste, nonostante il relatore, docente e senatore Ugo Grassi, assicurasse che la cosa era fatta in modo da escludere i privati. Molti costituzionalisti, però, uno per tutti, il decano Paolo Maddalena, sostengono che i rischi del contrario sono altissimi. L’allarme è dilagato; è partito un vero e proprio scontro, anche all’interno dei cinquestelle, tanto che la portavoce del Movimento alla Regione Campania, Marì Muscarà, ha indetto un convegno di esperti, a Napoli, perché si potesse avere il più nutrito apporto di analisi di specialisti. E il risultato non è stato rassicurante.
Il professore e senatore Grassi continuava a garantire che i dubbi erano senza motivo. Su questo blog avete letto che, pur non avendo competenza giuridica per confrontarmi con cotali numi del ramo, dopo le delusioni che mi sono preso, da pugliese, sull’Ilva, la Tap, la Xylella, sono più portato a credere agli scettici, visto che ci azzeccano più spesso.
Ebbi pure uno scambio di idee con la senatrice Sabrina Ricciardi; in seguito, lei mi chiamò e mi fece parlare con il professor Grassi, che mi spiegò a lungo cose tecnico-giuridiche. Alla fine, chiesi: per le finezze costituzionaliste, non parli con me, mi dica solo se i privati possono fotterci o no. Il “no” mi parve comunque problematico, perché appresi che molto dipendeva dallo statuto che la Spa Eipli si sarebbe dato. E la cosa mi somigliava all’uccello padulo. Però, se devi riconoscere la buona fede degli interlocutori, sino a prova contraria, devi tener conto di quel che dicono.
Non la faccio lunga: agli uni e agli altri chiesi se erano disposti a incontrarsi, chiarire fra giuristi i punti controversi e assicurare a noi profani che l’obiettivo di tutti è l’acqua pubblica. Si è arrivati, così, al confronto in Senato. Per capirci: magari non ci sarà chiarissimo il come, ma che sia certo il cosa.
L’ACQUA PUBBLICA, COME NORMA COSTITUZIONALE
Il punto dolente è che una volta c’erano enti pubblici che garantivano servizi a tutti e non per guadagnarci, e società private che garantivano servizi per fare soldi. Poi sono state create società ermafrodite, pubbliche sì, ma per azioni, con varie sfumature che prevedono l’ingresso di privati e dividendi (sull’acqua, con l’Acea de li mejo acquedotti loro, per dire, fanno soldi sia il Comune di Roma che i privati, da Caltagirone ai francesi), oppure Spa con azionisti solo pubblici, il che non evita il pericolo di finire in bocca ai privati; e comunque aziende sottoposte agli stessi controlli e le stesse norme di quelle pubbliche, dette “in house” (stiamo finendo con le pezze al culo, ma l’inglese nun ce ‘llo facimm mancà). Se vi state perdendo in tal casino, non preoccupatevi: pure i fini giuristi dicono che è un casino. Lo stesso Grassi, “da professore”, sostiene che non vede la necessità degli ibridi, ma se ci stanno, bisogna governarli, e il decreto varato, nominando soci dell’Eipli solo il ministero Economia e Finanze e le Regioni interessate, con esclusione esplicita, per legge dei privati, mette al sicuro e in mani pubbliche l’acqua. Non ne è sicuro il professor Maddalena. La legge è chiara: solo Mef e Regioni, ma la garanzia che tutto ciò che serve per rendere pubblica l’acqua ci sia (niente profitto per nessuno, ma solo ricavi per la manutenzione), può darla solo lo statuto. E c’è chi teme che non basti.
A quel punto, ho fatto la domanda del cretino: scusate, se un ente pubblico è divenuto società per azioni, sia pure con azionisti pubblici, e dobbiamo stare attenti allo statuto che si farà, si può tornare a fare dell’Eipli un ente pubblico e riuscire a far entrare nelle norme costituzionali che l’acqua può e deve essere pubblica in ogni senso (non con i trucchetti del pubblico gestito da privati che di fatto consegna il pubblico ai privati e trasforma i cittadini-utenti e in teoria sovrani, in clienti-sudditi)?
Risposta: sì. E lo volete voi? Risposta: sì. E siete disposti a consultarvi lungo questo percorso, in modo da mettere insieme le vostre competenze ed evitare trabocchetti? Ancora sì. E non vi dispiace discuterne pubblicamente, in modo da avere le opinioni di tutti gli interessati direttamente e non per interposto social e, diciamolo pure, in modo da prendere un impegno che vi espone, in tal senso?
UN INCONTRO A BREVE, DI TUTTI: “METTIAMOCI LA FACCIA”
Ancora sì. Quindi è fatta? No, perché su tali temi il capello va spaccato il 64; ma la disponibilità dichiarata è segno serio di buona fede e di volontà di arrivare allo stesso obiettivo. Certo, sarebbe meglio e sarebbe stato meglio fare carta straccia del “pregresso Monti-Gentiloni”, ma nei tempi e nelle condizioni date, prrebbe che di più non si potesse. Ognuno può conservare la propria idea, in proposito, ma ora c’è un percorso che si può e si vuole far insieme, per giungere allo stesso risultato.
Ci vorranno due-tre settimane per organizzare questo momento pubblico, aperto a tutti. Vi terrò informati. Ma non mi pare di aver sprecato un giorno, in Senato. E manco gli altri (che ringrazio) hanno avuto questa sensazione.
Vuliss ‘a Maronn.
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2 Comments
Elio d'Angelo
Ho piacevolmente presenziato all’incontro di Napoli, ed a parte la professionalità e l’impegno di tutti ho apprezzato la capacità di sintesi e di ironia di Pino Aprile. Questo suo impegno sull’argomento, unito al validissimo supporto politico e tecnico, mi rendono ancora più ottimista. Se serve ci siamo, basta poco, che c’è vo? Acqua pubblica dall’inizio (bacini), alla fine (rubinetto di casa)!!!
Pino Aprile
nulla di meno!