“MANUALE DELL’ETICA EFFICACE” DI VINCENZO LINARELLO, FONDATORE DI GOEL
Le disuguaglianze aumentano, il rancore sociale e la delusione anche, la sfiducia negli altri e nel valore delle cose fatte bene, senza scorciatoie e prevaricazioni, pure; l’idea che le competenze e la correttezza siano da imbecilli che “non sanno come va il mondo” appare dominate; il futuro dei giovani è sempre più sacrificato alla comodità dei vecchi, i privilegi dei più potenti e più ricchi (non importa come, dalla corruzione politica alla mafia) diventano diritti, mentre i diritti degli ultimi fanno scandalo, manco fossero intollerabili privilegi. Per brevità: ognuno continui sulla scorta della propria esperienza la descrizione dello sgretolamento delle ragioni e delle buone pratiche per una sana comunità. E poi si ponga la domanda: “Come ne usciamo?”.
Una risposta interessante ce la offre il libro, appena pubblicato, di Vincenzo Linarello: “Manuale dell’etica efficace”, con bella prefazione di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso, sperimentata coppia di autori di illuminanti libri sulla ‘ndrangheta. Il titolo potrebbe esser tradotto così: “Perché conviene far le cose bene e onestamente”. E chi è Linarello per proporre addirittura un manuale su questo? È uno che non solo ha competenza da vendere per sostenere quanto espone, ma ne fornisce le prove, avendo messo il verbo in pratica, con successo.
Sul suo libro, Linarello ha lavorato per dieci anni. E io ne parlerò usando le frasi tratte da quelle pagine, perché ritengo che non ci sia sintesi migliore di quella già scritta da lui. Premetto solo che Vincenzo è un visionario “efficace: analizza lucidamente, direi quasi con freddezza, ricerca le soluzioni con piglio sì da visionario, ma realizza quelle visioni con rigore imprenditoriale. E mai da solo, perché, a partire dalla sostanza che qualifica la nostra specie (“L’homo sapiens è un animale sociale”: da Aristotele in poi), lui agisce sempre insieme ad altri. Dall’età di 27 anni, e oggi ne ha 53, vive nella Comunità della Liberazione, fondata con altri a Gioiosa Jonica. Nel 2003 ha co-fondato Goel, essendone presidente, per il riscatto della Calabria, per operare nella subregione più difficile, la Locride, dare lavoro a chi non ne ha e tutelarne dignità in una terra in cui spesso la rinuncia a questa è il prezzo da pagare per quello. Oggi Goel, partita con la coltivazione di frutti di bosco, è un gruppo cooperativo di 50 enti e imprese, specie fra Locride e Piana di Gioia Tauro, e continua a espandersi, comprende tredici cooperative sociali, due agricole, due associazioni di volontariato, una fondazione, trentuno aziende, dà lavoro a quasi 350 dipendenti, non contando l’apporto di professionisti e collaboratori esterni, fatturando circa dieci milioni di euro. «Se l’anno si chiude con un extraguadagno sulle previsioni di bilancio, non si aumenta lo stipendio all’amministratore delegato, ma si assume un altro disoccupato», mi spiegava Linarello: visionario sì, ma terribilmente pratico, tanto che Gratteri e Nicaso, nella prefazione, riportano la sintesi di Joel Arthur Barker: “La visione senza azione è solo un sogno. L’azione senza visione è solo un passatempo. La visione con l’azione può cambiare il mondo”.
Ed è esattamente quello che si propongono Linarello e gli altri di Goel: a cominciare da casa propria, per mostrare che si può fare il bene e far bene, anche impresa, nonostante la mafia, senza la mafia e contro la mafia. Vincenzo Linarello, nel 2016, è stato nominato Fellow di Ashoka, la più grande rete mondiale di innovatori sociali. Il suo “manuale“ è uno strumento imperdibile per gli onesti, ai quali si ricorda che l’onestà è necessaria ma non sufficiente, servendo anche il coraggio e la competenza. Il guaio è quando ottimi principi vengono usati al contrario di quello che predicano: insomma, non tutti (anzi, pochi) sono Linarello e Goel, e la norma, purtroppo, è l’uso di scorciatoie che smentiscono e tradiscono l’assunto. L’osservazione è dovuta al capitolo sulla “sussidiarietà”, che in Italia è addirittura entrata nella Costituzione, ma viene strumentalizzata a puro scopo affaristico, in troppi casi, e per incrementare ingiustizie e disuguaglianze (vedi la folle richiesta dell’Autonomia differenziata, da parte delle regioni arricchite con i soldi di tutti, perché solo lì è stata concentrata, storicamente, la spesa pubblica; e che adesso vorrebbero una secessione di fatto, portandosi via la cassa). Ma su questo, è in corso un rovente dibattito nazionale, che non è il caso di riprendere: accade, ripeto, perché di Linarello e Goel in giro se ne vedono pochi.
Ed ora, spulciando, spulciando…:
“Questo libro prova a far luce sulle potenti dinamiche di speranza che agiscono nelle trasformazioni positive della storia, piccole e grandi, locali e globali”.
“Non ci interessa dimostrare di avere un pensiero superiore o davvero originale rispetto a quello di altri autori. Quello che conta davvero è offrire un contributo di progresso alle persone qui e ora”.
“Se si pone un eroe o un santo su un piedistallo troppo alto, nessuno sarà in grado di seguirlo”
“La violenza nega la conflittualità (che “non è necessariamente negativa”), imponendo con la forza un punto di vista”.
“L’etica è quel ramo della filosofia che si occupa di indagare sulla bontà e adeguatezza del comportamento umano” e “ha la finalità di salvaguardare e promuovere la dignità umana”.
“Salvo rare eccezioni, la filosofia è stata sviluppata dai privilegiati, perlopiù maschi e bianchi”, mentre “l’etica efficace prova ad assumere come riferimento cardinale proprio le istanze e la scala di priorità dei più fragili”.
“L’etica che non persegue l’efficacia non è autenticamente etica”, perché “l’etica è efficace quando previene o risolve i problemi, senza crearne o aggiungerne altri”. E “il fine non giustifica mai i mezzi”, perché “è dai mezzi che il fine viene, in ultima analisi, ‘rappresentato’”; infatti “è nei mezzi che tradiamo o edifichiamo il fine”. Così, “non è vero che i soldi non puzzano, i soldi mantengono l’odore della propria storia”.
“Il più delle volte, chi opera il male non è necessariamente cattivo” (“Quando sono state colpite le Torri gemelle, per quanto ne so, nessuna delle persone che stava per morire ha telefonato per parlare di odio o vendetta: erano tutti messaggi d’amore“).
“Il giudizio morale sulle persone è fuori dalla portata delle nostre umane capacità”.
Le punizioni si abbattono su chi è già stato vittima della società”.
“L’obiettivo dell’etica efficace, dunque, non è mai quello di vincere, bensì quello di con-vincere”.
“Il cambiamento etico non può essere un ribaltamento delle posizioni di partenza: gli oppressi diventano oppressori e gli oppressori vengono sottomessi”.
“Un popolo che non sa di essere schiavo non sente nemmeno l’esigenza di liberarsi”.
“La speranza è sovversiva per chi vuole le persone acquiescenti. Infatti: un popolo depresso rimane sottomesso, un popolo che spera è indomabile”, ma “la speranza è vera solo se si organizza”.
“Accanto a ogni denuncia bisogna sempre offrire una via d’uscita, comprovata dai fatti”, perché “in mezzo a ogni avvenimento drammatico passa sempre una via di rinascita” (l’esempio migliore è proprio offerto da Goel: dopo gli attentati della ‘ndrangheta contro le strutture e le attrezzature delle loro aziende, i membri di Goel indicono la Festa della Ripartenza, a cui invitano tutto il paese. Con i contributi volontari ai danneggiati, si ottengono risorse superiori al danno subito, al punto che la mafia ha smesso di fare attentati, visto che il risultato era… controproducente).
“Perché vi sia un’effettiva uguaglianza di fronte alla legge deve esserci perlomeno una pari opportunità di accesso alle minime condizioni di dignità umana: chiameremo equità questo requisito di base”.
“È proprio il dono il massimo coronamento del percorso di emancipazione: passare, cioè, dalla condizione di bisogno all’opportunità di aiutare e sostenere gli altri”, perché il vero traguardo non è la solidarietà e nemmeno l’equità, bensì, la costruzione di effettive condizioni di reciprocità”.
“Che l’etica potesse dar da mangiare alle persone, che potesse essere la chiave di sviluppo per tutta la Calabria era tutto da dimostrare”.
Linarello non lo dice, lo diciamo noi che abbiamo seguito Goel, letto il libro: missione compiuta.
E ora c’è pure il manuale, per chi volesse capire e, si spera, emulare.