SE NON TI PIACE IL MINISTRO, TI RITROVI LA POLIZIA IN CASA!
A che titolo la Polizia ha tolto il cellulare alla ragazza che avrà pur fatto uno scherzo da preti al selfista seriale Salvini Matteo Della Felpa, ma sicuramente non ha usato il telefono come corpo contundente?
A che titolo ci si è permessi di entrare in casa di una cittadina colpevole solo di libera espressione del suo pensiero politico, non in linea (e per fortuna!) con quello di un partito nutrito di razzismo; pensiero, oltretutto, affidato a uno striscione con la citazione di un verso di una canzone di Pino Daniele? (Nella foto, il montaggio di globalist).
Non sarebbe male avere delle risposte convincenti, che non siano la solita menata di “sicurezza”, che è diventata come una famosa pelle (quando vedo il capo del governo inglese, i suoi ministri, arrivare a piedi al numero 10 di Downing street, da soli, o scendere da un taxi e aspettare (poco) che qualcuno apra la porta, una porta normalissima, faccio il paragone con lo schieramento di pretoriani a protezione di gente che l’unico rischio che corre è quello del ridicolo).
LIBERO STRISCIONE IN LIBERO STATO (ALMENO LO STRISCIONE!)
Dopo troppe altre imprese di questo genere, cui queste si aggiungono, l’immagine che la Polizia sta dando di se stessa (e dopo la vergogna buttata sull’Italia al G8 di Genova, ne avrebbe tanta da recuperare, non ancora da perderne) è di trasformare in operazione da milizia privata il doveroso servizio di tutela dei rappresentanti dello Stato (persino se si tratta di Salvini, che in quanto padano, rifiutava di stringere la mano al presidente della Repubblica, perché “italiano”).
Disorienta la mutevole sensibilità che porta a volte ad azione del troppo, a volte del troppo poco; ove qualcuno lo abbia dimenticato: è la Polizia che non impedì il rogo del tricolore in piazza, per mano leghista; che veniva irrorata da liquami sparati da autobotti dei truffatori padani delle quote latte difesi dalla Lega; che sequestrava le bandiere nazionali se troppo vicine a quelle dei leghisti, per evitare “provocazioni”.
È vero che chi sta al Viminale (nel caso di Salvini in senso metaforico, perché il ministero dell’Interno è sede vacante, essendo lui sempre in campagna elettorale, con i soldi nostri) è “il principale” dei poliziotti, ma vorrei ricordare che il ministro è una sorta di impiegato di lusso del popolo italiano e la Polizia non è del ministro, ma dell’Italia e degli italiani; in teoria (molto in teoria), dovrebbe al più vigilare che il ministro non distubi gli italiani, non che gli italiani non disturbino il ministro. Però, se gli italiani, votando, decidono la carriera del ministro, il ministro decide quella dei poliziotti.
La democrazia è complicata. Ma ricordarne ogni tanto i fondamentali ci aiuterebbe a essere un Paese un po’ più serio: se l’esercizio dei diritti degli italiani infastidisce Salvini, il problema dovrebbe avercelo Salvini, non gli italiani.
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3 Comments
gianfranco di leva
Caro Aprile mi spiace ma non me la sento di condividere questo suo scritto, o meglio lo condivido solo in parte.
Il problema non credo sia il felpato ma la polizia, ed più in genere i nostri pubblici ufficiliali, in divisa o meno, che non hanno una cultura di pubblici ufficiali al servizio delle collettività ma che invece si ritenengono investiti di un potere da esercitarsi sui cittadini, e ragionando in termini di potere non hanno remore a mettersi al servizio del potente di turno, spesso e volentieri anche in modo non richiesto, oggi Salvini, ieri Renzi Berlusconi o DAlema, con comportamenti inaccettabili quali lei ha giustamento denunciato, senza considerare poi una troppo spesso sottovalutata tendenza all’abuso di potere verso soggetti indifesi o a pestaggi ovunque vi siano cittadini che protestano, dalla val di susa al salento senza dimenticarsi il genova.
Per dirla alla Toto’, più che uomini caporali!
In tale situazione sicuramente andava evitato che il ruspa-nte venisse messo a dirigere il viminale, ma questo è un’altra, tra le tante, di cui dovremo ringraziare la voglia di poltrona del buon luigino.
Saluti
Pino Aprile
So benissimo; e ogni volta ho segnalato i comportamenti scorretti, aggressivi, comunque ingiustificati (quanto a Genova, credo che, come ho scritto più volte, lì la Polizia ha scavato un baratro fra sé e i cittadini che non so se sarà mai colmabile). Detto questo, anche lì c’è da distinguere, non generalizzare. Anche solo limitandomi a esperienze personali, conosco veri e propri eroi cui dobbiamo riconoscenza imperitura: alcuni hanno vissuto la stagione orribile di Palermo con Falcone e Borsellino; altri hanno operato e operano in zone difficilissime, con uno spirito che ti fa chiedere dove trovino quella forza e uno dei miei migliori amici ha speso la vita (ora è in pensione) per ripulire una bella e martoriata zona del nostro Sud, dai farabutti che la deturpavano. Ne sono rimasti ancora, ma davvero rimasugli, grazie a lui e alla sua squadra. Ma non le dico che vita ha dovuto fare. Io lo ammiro, è poliziotto pure lui, di quelli che onorano la loro professione. Poi ci sono fascitoni con il distintivo e leccapiedi che approfittano del ruolo; e spesso li troviamo ai piani più alti. Ma generalizzando si fa un favori a questi e si offendono quelli. Condivido l’opinione sul peggio che era da evitare. Un caro saluto
Michele
Condivido tutto quanto scritto da te, compresa la risposta data al commento.