Il vicepresidente della Regione Calabria, Antonio Spirlì sacrifica i calabresi sull’altare della Lega? Soltanto lui e il presidente della Sardegna, Christian Solinas, non hanno ancora firmato la lettera che tutti i presidenti delle Regioni del Sud hanno inviato al capo del Governo, Giuseppe Conte e al presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, contro la sottovalutazione della quota di risorse del Recovery Fund-New Generation EU, destinate al Mezzogiorno.
Tutti i presidenti delle altre Regioni, Vito Toma (Basilicata), Vincenzo De Luca (Campania), Michele Emiliano (Puglia), Marco Marsilio (Abruzzo), Nello Musumeci (Sicilia) e Donato Toma (Molise) hanno partecipato all’incontro promosso dal presidente della Campania. Tranne Spirlì e Solinas, entrambi della Lega, e risultati diversamente “impegnati”, secondo il comunicato ufficiale o ancora più stranamente “irreperibili”, secondo alcune indiscrezioni.
Un’assenza sconcertante, dal momento che per la prima volta i presidenti delle Regioni del Sud davano vita, finalmente, a un’azione concertata in difesa dei diritti dei meridionali e di rilevanza mai vista prima, considerato che si tratta di decine di miliardi (41) sottratti dalla quota di NGEU che spettano al Sud, sulla scorta dei criteri di ripartizione dell’Europa Unita che quei fondi eroga (in proporzione alla popolazione, al tasso di disoccupazione e al prodotto interno lodo pro-capite); criteri ribaditi con documenti approvati sia dal Senato della Repubblica che dalla Camera dei Deputati. Calpestando tutto questo, il governo, nel PNRR per l’impiego dei 209 miliardi del New Generation EU, dice di riservare al Mezzogiorno solo il 34 per cento (invece del 70, come risulta, applicando i criteri europei, dai calcoli del Movimento 24 Agosto per l’Equità Territoriale, poi resi noti a parlamentari e presidenti delle Regioni); in realtà, con qualche trucchetto, il Governo manco quel 34 per cento riconosce (ovvero, proporzionale solo alla popolazione, ignorando gli altri due criteri europee e parlamentari), ma appena il 20.
Se è consentito chiedere: cosa diavolo poteva avere da fare, Spirlì, di più importante di una questione colossale come questa, che può cambiare per sempre le sorti del Sud e della Calabria, di cui, sfortunatamente, lui è vice-presidente facente funzione?
Spirlì ha un modo per dimostrare che l’irreperibilità sua e dell’altro leghista, Solinas, non era strategica e subordinata alla svendita dei diritti, del lavoro, del futuro dei calabresi e dei sardi, al partito che ha un segretario condannato per razzismo contro i meridionali: aderire all’iniziativa degli altri presidenti e firmare quella lettera.
Altrimenti lo faranno i calabresi, saltando lui, a nome della regione sacrificata ai voleri del Nord.
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