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IL PD USA CONTE PER “LA CABINA DI RAPINA” DEI RF

ESCLUSO ANCHE IL MINISTRO PER IL MEZZOGIORNO, PER NON AVERE TESTIMONI. VINCENZO DE LUCA PROTESTA, GLI ALTRI PD DEL SUD TACCIONO

Il Mezzogiorno escluso dalla cabina di regia per la distribuzione dei soldi del Recovery Fund, mentre la voce del padrone, il Sole24ore, promuove per il 3 dicembre un “digital event” dal titolo “Dalla Lombardia, la ripartenza per il Paese”, e alla Conferenza Stato-Regioni i rappresentanti del Nord insorgono contro l’ipotesi, avanzata da Vincenzo De Luca, presidente della Campania, di destinare il 40 per cento dei fondi al Sud, nonostante la percentuale corretta sia il 70, applicando i criteri adottati dall’Unione Europea.

L’ennesimo saccheggio di risorse stanziate per ridurre le disuguaglianze Nord-Sud (create da un secolo e mezzo di malapolitica coloniale) minaccia di portare a livelli pericolosissimi la distanza fra i privilegi di una parte della popolazione e la sottrazione di diritti costituzionali a un’altra. La nuova dottrina economica dello studio delle disuguaglianze spiega che quando queste superano un grado difficilmente prevedibile di tollerabilità, la riduzione del divario avviene con la violenza.

Non è un modo di spaventare: è come vanno le cose. Non da noi, per tutti. E quando la violenza si manifesta, non importa da quale angolo si levi, siamo tutti a rischio.

L’Italia ha ricevuto ben 209 degli 809 miliardi da dividere fra 27 Paesi europei, solo per le disastrose condizioni del Mezzogiorno e il pericolosissimo livello di disuguagliane fra Nord e Sud, frutto della visione e gestione razzista del Paese. I criteri adottati dalla UE per suddividere i fondi sono tre: in rapporto alla percentuale di popolazione, all’indice di disoccupazione e (in proporzione inversa) al reddito pro-capite. Quindi il proposito esplicito è: “Ripartire da Sud”, contro il quale, l’arroganza e l’avidità padana oppongono “Ripartire dalla Lombardia”, in nome di quella idrovora padana di risorse pubbliche che (alla faccia della “locomotiva”) è riuscita a fare dell’Italia l’unico Paese europeo a crescita zero negli ultimi vent’anni. Eppure, senza la carenza di infrastrutture e di equità cui è stato condannato il Sud, all’Italia sarebbe andata meno della metà della somma ottenuta. E sia l’UE, sia esponenti del Fondo monetario internazionale, sia grandi economisti hanno spiegato che quei soldi devono essere usati per far ripartire il nostro Paese da Sud, per dotarlo delle ferrovie, delle strade, della fibra negate sin ora e perché ogni euro investito nel Mezzogiorno genera una ricaduta al Nord dieci volte maggiore rispetto allo stesso euro investito in una zona ormai satura.

Ma sia il governo (il capo, Giuseppe Conte; la ministra ai Trasporti del Nord e Contro il Sud, Paola De Micheli, il ministro alle Regioni, Francesco Boccia e, con qualche distinguo, quello al Mezzogiorno, Peppe Provenzano), sia il segretario del Pd, Nicola Zingaretti hanno annunciato per il Sud una quota di RF, pari al 34 per cento, ovvero solo proporzionale alla popolazione.

Si tratta di un furto e di una carognata di dimensioni storiche; specie dopo che prima il Senato, poi la Camera dei deputati hanno approvato documenti in cui si rammenta al governo che i criteri europei sono tre, non uno (distribuire in rapporto alla sola popolazione, dopo averne arricchita una parte e impoverita un’altra, vuol dire perpetuare e aggravare il divario esistente, con il metodo più ingiusto che esista, secondo don Lorenzo Milani: far parti uguali fra disuguali).

Ma il governo se ne frega; Giuseppe Conte (esecutore di imposizioni del Pd, ormai è chiaro) crea una sorta di governo parallelo per gestire la somma più grande di sempre: una specie di parlamento “nominato” di circa 300 tecnici e un ristretto governo-“avatar” incardinato nel Ciae, Comitato interministeriale affari europei, di cui fanno parte il ministro competente, Enzo Amendola, Pd; quello dell’economia, Roberto Gualtieri, Pd pure lui, Stefano Patuanelli, ministro allo Sviluppo economico, cinquestelle, unico non Pd (quindi, ininfluente fra cotanto senno e dominanza piddina), più una mezza dozzina di manager-“ministri”. Interlocutori a Bruxelles di questa scelta e padamente orientata pattuglia, il commissario all’Economia, Paolo Gentiloni, Pd anche lui e già sperimentato: il suo governo al quartultimo giorno di vita, con sovrano sprezzo di decenza e galateo istituzionale, mise al sicuro l’arroganza dei ricchi firmando l’intesa con le Regioni secessioniste dell’Autonomia differenziata (ovvero: tutto a me e ‘nto culu agli italiani già impoveriti da questa politica di rapina di diritti e risorse alle regioni ridotte a colonia): quindi, l’uomo giusto al posto giusto per porcate anche peggiori di questa; volendo, sia pure in posizione defilata, ci si può magari appellare al presidente del Parlamento europeo, Davide Sassoli, ancora un Pd. Il volto nuovo e decisionista di questo Pd che da una parte garantisce l’ingordigia di Confindustria e dall’altra, come e peggio della Lega (“Populist!!!”), assicura i privilegi alla sua base nordica (complice il Pd del Sud) è Stefano Bonaccini, presidente della vetrina del partito, l’Emilia Romagna. La Lega appoggia dall’esterno, limitandosi a qualche grida contro i morti viventi dei barconi che affondano nel Canale di Sicilia, abolizione delle tasse e raddoppio delle merendine, nei ritagli di tempo fra un appalto di camici e uno di materiale sanitario cinese inservibile.

I 209 miliardi sono faccenda privata del Pd, quindi (in questo strano governo, ognuno “si fa i ministeri suoi”, nel senso che intervenire sulle decisioni dei “ministeri degli altri”, verrebbe ritenuto intollerabile intrusione. Sarebbero ministeri degli italiani e loro, in teoria, al servizio di quelli, ma qui siamo nel mondo degli illusi…). Il Pd è Confindustria e regioni del Nord (vado per sintesi estreme, così ci capiamo meglio, ma tanto, quelle sono le carte, il resto è dettaglio); il governo è sotto schiaffo del Pd e Conte o fa così o salta. Il M5S non ha personale politico in grado di competere con i marpioni del Pd e si è messo nelle stesse condizioni di sudditanza del governo con la Lega: loro non potevano fiatare sui ministeri gestiti dai ras del partito razzista e oggi non possono su quel che fa il Pd con “i suoi”; ma la Lega martellava ai fianchi i ministri pentastellati e il Pd pure.

Quindi, per il Sud non c’è nessuna speranza di veder rispettati i propri diritti: salvo De Luca (si sa come la penso, ma la sua è l’unica voce e va riconosciuto), il Pd del Sud è appecoronato e ascaro e una parte dei parlamentari Pd meridionali, persino disponibili a penose sceneggiate per aiutare la ministra Contro il Mezzogiorno, vedi la “battaglia” per un “collegamento stabile e veloce” sullo Stretto di Messina, per far naufragare l’apertura del cantiere per il Ponte già pronto, e far uscire l’unica vera grande opera pubblica meridionale dal piano Recovery Fund (il Ponte obbligherebbe all’alta velocità ferroviaria, quella vera, non le truffe “di rete” della ministra Contro il Mezzogiorno; e alla connessione fra i porti meridionali, che avrebbe disturbato quelli settentrionali, cari al Pd e al PUN, il partito unico del Nord). Il Sud non ha bisogno di nemici, se i suoi rappresentanti sono questi.

Pertanto, non ci resta che mettere in atto tutte le manifestazioni di protesta in Italia, contro il governo di Confindustria e del Partito Unico del Nord a guida Pd, al lavoro per derubare il Sud, e rivolgerci alla presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen e ai presidenti delle Commissioni specifiche, per chiedere di non inviare all’Italia i soldi del Recovery Fund, perché, violando le indicazioni dell’UE e dei due rami del Parlamento italiano, il governo e la “cabina di rapina” (fuori persino il ministro per il Mezzogiorno, che pure è Pd pure lui, per evitare testimoni) intendono applicare solo uno dei tre criteri, quello proporzionale alla popolazione, e non anche reddito pro capite e indice di disoccupazione. A riprova che chi comanda davvero è la potentissima Terza Camera, non prevista dalla Costituzione, ma che detta legge, la Conferenza Stato-Regioni, dove gli egoismi territoriali più forti e indecenti schiacciano l’incompetenza, la debolezza e la miserabile politicuzza di buona parte (quasi tutti) dei rappresentanti del Sud, succubi della Lega, del Pd, degli interessi locali garantiti dall’appoggio dei partiti nazionali (abbiamo presidenti della Lega, al Sud, addirittura con tutori padani mandati a governare il gregge terronico).

Spiegheremo ai responsabili della politica europea a Bruxelles e al Parlamento europeo che l’Italia è già il Paese più ingiusto dell’Occidente, con il divario più profondo e duraturo al mondo (frutto di discriminatorie politiche nazionali ultrasecolari);l’arrivo di una somma spropositata come quella del Recovery Fund, impiegata per accrescere le disuguaglianze, invece che per diminuirle, potrebbe creare condizioni tali da far superare la soglia di sopportabilità e degenerare in violenza (non sono minacce, sono gli studi dei maggiori conoscitori di questa branca dell’economia: Stiglitz, Milanovic, Sen, Piketty…).

Meglio niente, che un altra rapina storica come quella del Piano Marshall.

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