QUOTIDIANA INIQUITÀ – SE PIOVE AL NORD, PIOVONO SOLDI; SE PIOVE AL SUD, PIOVONO SOLO GUAI.
Ha piovuto solo a Venezia. A Matera hanno lavato le strade gratis e, nell’assoluta indifferenza del Paese, han rimesso da soli tutto a posto e il giorno dopo, il sindaco ha fatto riaprire le scuole (fosse accaduto a Milano, a Genova, tutti i Tg e gli “approfondimenti” dai Giletti ai Del Debbio, ci avrebbero frantumato i gabbasisi, mentre “c’è chi non si rimbocca le maniche”. E avrebbero trovato da intervistare qualcuno che, “in rappresentanza del Sud”, avrebbe detto: “Aspetto che vengano a svuotarmi il secchio” (esagero? Ricordate certi fuori onda in cui si istruivano le persone, su cosa dire? E, sulle tv arcoriane, le interviste di Del Debbio in strada, ai passanti, tutti casualmente elettori berlusconiani, manco per sbaglio uno contro?).
Alta marea solo a Venezia. E la riviera jonica devastata, barche affastellate, stabilimenti distrutti, coltivi alluvionati da onde alte alcuni metri, dove la costa è poche decine di centimetri sul livello del mare? Non è notizia, se non tardiva per alcuni tiggì e per altri no. Mentana si commuove solo per i veneziani, forse non si era reso conto che c’era dell’altro. Glielo hanno detto, magari non tutti con garbo. Poteva rimediare con “Ops…, succede; la nostra solidarietà ai danneggiati, ovunque siano”. Invece, ha accomunato tutti quali “odiatori” e “tirato lo sciacquone”. Caduta di stile e occasione persa. Si rimane al: non si può piangere per tutti. No problem, siamo abituati. Abbiamo udito pure giustificazioni del tipo: “Ma Venezia è una città unica!”. Matera, invece, ce ne sono due… A parte che, dovessimo buttarla sull’unicità, Matera batte tutti, essendo la più antica del mondo (12mila anni, secondo alcune stime, “solo” 10mila, secondo altri; c’è chi propone il primato di Gerusalemme o Gerico, che hanno un miglior ufficio stampa). E poi, che vuol dire, che se il maltempo ti distrugge tutto in una città “qualsiasi” (posto che ce ne siano), so’ cavoli tuoi? Se la città è bella e al Nord, il governo dona 5mila euro a ogni singolo e 20mila a ogni esercizio; e se la città non è bella (gustibus) e al Sud, o persino bella, bellissima, ma a Sud, ti becchi la solita ceppa del terrone? Avete idea di cosa significhino danni per svariati milioni di euro in piccoli Comuni come Porto Cesareo? E a Gallipoli? E il Metapontino? E…? E l’Italia rispose: “Cazzi vostri!”.
Meriterebbero uno studio a parte i giri di parole con cui giornali, tv, commentatori accennano (e se proprio costretti) alle ruberie del Mose, che avrebbe dovuto “salvare Venezia” e hanno riempito solo le tasche di ladri e le galere. La medaglia d’oro va, ex aequo, al presidente della Regione Luca Zaia (“il Mose è un’opera dello Stato, non veneta”; infatti, i veneti si limitavano a intascare le mazzette, le più alte di sempre, a memoria d’uomo: due euro ogni tre); e al veneziano Renato Brunetta, che attribuisce i ritardi del Mose all’incostante afflusso di soldi (non che li rubavano) e “allo scandalo giudiziario” che ha rallentato i lavori. Capito? “Scandalo giudiziario”! E cosa hanno fatto di tanto scandaloso i giudici? Hanno scoperto e acchiappato i ladri, incluso l’allora presidente della Regione, Giancarlo Galan, di cui si continuano a scoprire tesoretti in paradisi o purgatori fiscali. E ora, altri soldi per “finire” il Mose, sul cui (non)funzionamento girano più barzellette che sui carabinieri (ma vere) e che potrà opporre una diga di un metro e 10 a maree che hanno sfiorato il metro e 90, qualche giorno fa. E solo la manutenzione costerà 100 milioni all’anno, dice Salvini (non sono un esperto, ma manco lui, e avevo letto altre cifre, da 50 a 100… urca, mi pare di sentirli i commenti: così tanto aumentate le mazzette?).
Ora provate a immaginare cosa sarebbe accaduto se un disastro imprenditorial-tecnologico, criminal-politico, di tale rilevanza (fra annessi e connessi, si sono mangiati 8 miliardi e non è finita) fosse avvenuto a Napoli, Palermo, Roma: non sarebbero bastati i giornali per sciorinare le cronache del malaffare, gli editoriali con il ditino alzato, il disgusto degli onesti a prescindere (per latitudine).
E immaginate le cose che avrebbero scritto, per indurre alle valanghe di traduzione in odio sui social, modello: colpa vostra, non ci rompete le palle, non ci chiedete soldi. Vi ricordate gli oltre 30 morti per smottamento a Giampilieri, nel Messinese? Abusivismo!!! Non era vero, ma la legge per soccorrere le vittime di inondazione andò a solo beneficio di toscani e liguri (a Genova, dove si sono costruiti palazzi a scavalco di torrenti, con tutti i permessi, c’era stato il disastro). O i morti per alluvione, sempre in Sicilia, nella casa abusiva (vero), ma non demolita? A momenti prendevano a schiaffi i morti per l’indignazione, salvo scoprire che la percentuale di case abusive non demolite, al Nord è simile o poco più bassa (cambia la quantità). E comunque, non un euro ai terroni le cui aziende agricolo modello dell’arco jonico furono sommerse.
Qualcuno ha correttamente citato (citato: non paginate e paginate, per giorni e giorni, o per ore in tv) che in Veneto hanno deforestato montagne e colline per farvi Prosecco e altro ad alto reddito e bassa tenuta del terreno, predisponendo a smottamenti; che l’indice di cementificazione del Veneto è circa il doppio che altrove; così, la capacità di assorbimento delle acque viene fortemente limitata, favorendo inondazioni; e la laguna è un ecosistema fragilissimo che i veneziani hanno gestito per secoli magistralmente (la competenza e la ferocia di dogi e magistrati specifici che ne rispondevano è leggendaria) e i cui fondali sono in media di un metro o poco più; inutili furono gli allarmi e le proteste di chi decenni fa si disperava (pure Montanelli ci scrisse un libro) perché la laguna veniva letteralmente sfondata per far canali profondi decine di metri, in cui far transitare le superpetroliere dirette a Marghera; e pur di spremere ogni possibile euro da un gioiello unico ereditato, a Venezia, in canali per gondole, galere, caracche, galeoni e già in difficoltà con i motoscafi, fanno entrare navi da crociera più grandi della basilica san Marco…
Proviamo a immaginare se cose del genere le avessero fatte a Napoli, a Foggia, a Trapani, cosa avrebbero scritto e detto. E quanto avrebbe dato il governo, E cosa si sarebbe scatenato se avesse dato (per le decine di morti di Giampilieri, il lutto nazionale fu proclamato solo dopo le proteste).Vi ricordo che l’attuale presidente del Veneto, a proposito dei fondi per gli scavi di Pompei (uno dei siti più visitati del mondo: 2-2,5 milioni di turisti all’anno), ebbe coraggio di dire che erano buttati per “quei quattro sassi” (piacerebbe sentirglielo ripetere adesso che a incassare i soldi del biglietto è una società di Venezia, non di Napoli: e se si aiutassero a casa loro?).
Persino pioggia e maree eccessive diventano fonte (daje con ‘acqua…) di iniquità: a Sud sono una giusta punizione divina, per le terroniche nequizie, al Nord sono una ingiustizia da compensare con tanti soldi, solidarietà, aiuti. Giusto. E gli altri danneggiati dalla stessa pioggia, consimile alluvione, perché no?
È così si costruisce odio, chi riceve ne deduce che se si dà pure ad altri, loro avranno meno, quindi è conveniente credere che gli altri non abbiano pari diritto a solidarietà e aiuto, perché non lo meritano; gli esclusi, avendo la casa devastata come i primi, il negozio distrutto, lo stabilimento demolito, come gli altri, ne deducono che hanno meno, perché sono meno e meno meritano (sono alluvionati veri o hanno rubato l’acqua?), o che sono stufi di essere presi per il culo e, se protestano, di essere accusati di lamentarsi sempre e messi a tacere, perché qualcuno ha “tirato lo sciacquone”.
La Questione, gira gira, è sempre quella: meridionale.
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4 Comments
mirko
Il premier Conte è stato a Venezia pernottandovi pure.
Per Matera invece, si è limitato a telefonare al sindaco.
Pino Aprile
Lui e tutti gli altri; ci mancano solo i commessi del parlamento…
antonio nasso
Credo, che, le pubblicazioni su facebook, non ci porteranno tanto lontano. (almeno non nell’immediato) Mi domando, piuttosto, se come gruppo, si potrebbe intervenire con delle interrogazioni, presso i presidenti delle regioni meridionali e di tutti i deputati e senatori, per sensibilizzarli su questo stato di subordinazione.
Cordiali saluti
“incazzatissimo”
Antonio Nasso
Pino Aprile
Ci vuole l’uno e l’altro. Se la consapevolezza delle discriminazioni è oggi così ampia, lo si deve alla possibilità di poter raggiungere tanti, se non tutti, senza dover dipendere da giornli e tv