Beh, mica male: a cinque giorni dal lancio dell’appello “No alla secessione dei ricchi”, siamo già verso le seimila adesioni, il che vuol dire che, entro sera, dovremmo toccare le seimila, con una media di 1.200-1250 al giorno. Chi firma? Chi, non importa come la pensi, ritiene che un Paese non può avere cittadini di serie A e di serie B, e addirittura esasperare la discriminazione dando, a spese di tutti, il superfluo ad alcuni e negando il necessario ad altri. A questo mira il progetto di legge per “l’Autonomia” del Veneto (in realtà, secessione con trafugamento della cassa comune), con il trucco di rapportare al gettito fiscale del territorio le risorse per le competenze da trasferire dallo Stato centrale alla Regione. Come se per comprare la stessa siringa si debbano dare più soldi ai ricchi e meno soldi ai poveri, in modo che i primi se la comprino d’oro (o d’oro siano le tangenti sulla siringa) e i secondi debbano rimediarle di seconda mano.
Una porcata razzista della peggiore specie.
Per questo, aderiscono all’appello anche Luigi de Magistris, il vulcanico sindaco di Napoli; intellettuali di centrodestra, quali Mario Caligiuri, già assessore alla Cultura della Calabria (portò a compimento il museo di Mongiana e al riconoscimento dell’Unesco per la “Varia”, processione storica di Palmi, quale bene immateriale dell’umanità); parlamentari dei cinquestelle, come la deputata Maria Marzana (in commissione Cultura fece approvare la risoluzione per riportare, nei programmi di letteratura del Novecento per i licei, i poeti e scrittori meridionali, esclusi da un editto razzista dell’allora ministra Gelmini e non rimosso dai successivi ministri Profumo, Carrozza, Giannini e Fedele), e il senatore Saverio De Bonis (attivo soprattutto nella lotta contro il glifosato, i grani contaminati d’importazione e la tutela dei nostri grani antichi); dal Pd sono arrivate adesioni di dirigenti nazionali come Eugenio Marino, già responsabile del Pd nel mondo; da Leu, hanno firmato Roberto Speranza Aldredo D’Attorre. E tanti altri politici di ogni schieramento che non possiamo nominare tutti, ma di un sindaco dobbiamo riferire, però, perché guida un paese simbolo della rinascita della consapevolezza meridionale (quella che viene insultata un giorno sì e l’altro pure da terroni da cortile sulla Padania della sera): Pasquale Jacoviella, primo cittadino di Casalduni, con Pontelandolfo rasa al suolo dai bersaglieri per rappresaglia, nell’agosto 1861.
Quanto ai docenti universitari, è un vero conforto e motivo di orgoglio vederne tanti esporsi, a decine; uscire dal sicuro rifugio delle cattedre e intervenire nella società, per correggerne le storture, gli eccessi. Non dimentichiamo che il primo firmatario e proponente di questo appello è uno di loro, il professor Gianfranco Viesti, docente di Economia applicata all’università di Bari, fra i maggiori esperti di sviluppo regionale (pure l’Organizzazione mondiale per la cooperazione e lo sviluppo economico, Ocse, ha chiesto suoi interventi per Paesi da rivitalizzare) e noto per le sue ricerche e i libri sulla Questione meridionale; il secondo firmatario è un signore che si chiama Vito Tanzi, già massimo dirigente del Fondo Monetario Internazionale e docente alla Washington university (non ha mai perso le radici pugliesi, è nato a Mola di Bari, ma è statunitense per carriera e formazione da 60 anni); e poi, scorrete gli altri nomi: senza offesa per nessuno, davvero il meglio; e altri ne stanno arrivando.
Vorrà dire qualcosa?
Il tempo di testimoniare è adesso. Dopo potrebbe essere tardi. È domenica, per i credenti, dal Vangelo: “Dite sempre sì-sì, no-no. Tutto il resto viene dal maligno”. E ricordate che il peccato più grave non è fare il male, ma non fare il bene: peccato di omissione. “Guai ai tiepidi”.
Firmate e fate firmare o andrete all’inferno (qualcuno che vi ci manda comunque, se vi astenete, si trova. Scherzo, sia chiaro. Ma sino a un certo punto…).
E valga anche Gramsci, che diceva, diversamente e polticamente, la stessa cosa: “Odio gli indifferenti”.
Chi sa e non fa tradisce se stesso e i propri figli, per il cui futuro non spende le sue doti, perché “anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti” (de André evangelico e gramsciano).