UN SEMPLICE EMENDAMENTO DELLA LEGA E LE CENTRALI IDROELETTRICHE DELLO STATO SONO DIVENTATE PROPRIETÀ REGIONALE. UN REGALO DA 9 MILIARDI
La Secessione dei ricchi, con il saccheggio delle risorse di tutti gli italiani, è già silenziosamente in corso da parte delle Regioni piagnone e pigliatutto (chiagn’e futte) che strillano per l’Autonomia differenziata che stenta a decollare. Una tattica furbissima: si impadroniscono del patrimonio del Paese a pezzo a pezzo, lamentandosi, protestando, perché non possono farne un boccone solo.
Un giochetto di prestigio, con cui danno l’idea di perdere, mentre prendono. Sapete quelli che mentre ti restituiscono la penna rubata da un loro complice, ti fregano il portafogli nell’abbraccio di ringraziamento? Distogli l’attenzione facendoti bloccare una mano e con l’altra ti servi…
Hanno appena portato in cassa, zitti zitti, un bottino colossale. Notizia passata quasi inosservata, come al solito, forse distratti dallo scandalo per il costo di una siringa al Sud o pagliacciate simili (per la cronaca: il posto dove costano meno le siringhe è la Sicilia); o eravamo troppo presi da una delle lezioni di civismo di Kapiton Salvini sul rispetto delle idee altrui (se il fischiato è lui e, dunque, non è impegnato a scagliare uova contro chi la pensa diversamente).
UN COLPACCIO PENSATO DALLA REGIONE LOMBARDIA
Le Regioni del Nord si son fatte regalare dallo Stato le Centrali idroelettriche, che “passano, senza compenso, in proprietà alle Regioni e in stato di regolare funzionamento”. Il colpaccio pare sia stato pensato alla Regione Lombardia (sapete quelli che “si rimboccano le maniche”? L’ho visto fare pure a qualcuno che poi ha indossato un passamontagna). Così, miliardi di tutti sono diventati “cosa loro”, ricorda Corrado Mollica in una nota per la pagina fb “Terroni”, grazie a un “semplice” emendamento della Lega infilato nel Decreto Semplificazioni. Forse non sarà giusto (voi che dite?), ma coerente è; più semplice di così: quello che era dello Stato, ovvero di tutti i cittadini italiani, incluso lombardi, veneti, altoatesini eccetera, ora è solo dei lombardi, dei veneti, degli altoatesini eccetera. Non vi piace “Autonomia differenziata”?
TU CHIAMALA SE VUOI, SEMPLIFICAZIONE, MA SEMPRE QUELLO È
Ok, chiamiamola “Semplificazione”. E io pago!, direbbe Totò. Facile, così, dire: siamo la locomotiva. A occhio, sembrerebbero più una idrovora.
“Un anticipo di Autonomia”, “per il quale dobbiamo ringraziare il governo e in particolare il sottosegretario Giancarlo Giorgetti e Matteo Salvini”, dice il presidente della Lombardia. Questione di principio…, infatti: “Una vera pioggia di soldi”, gongola l’assessore veneto all’ambiente. E non esagera: secondo la Ragioneria generale dello Stato, sono “circa 300 milioni di euro all’anno” solo per le concessioni “pari a 9 miliardi di euro nell’arco di durata” e “circa 60 milioni di euro all’anno di energia gratuita nei territori interessati dalle concessioni”. Per la Lombardia, ricadute “tra i 2 e i 3 miliardi, con nuovi possibili 20mila addetti” (al Trentino Alto Adige la proprietà fu passata un anno fa). Dall’Autonomia differenziata a quella strisciante.
Mentre si discute delle 23 “competenze” da trasferire dall’amministrazione centrale dello Stato alle Regioni, questi già svuotano la cassa, come sarà consentito dal “percorso costituzionale” ideato, nel senso che questi trasferimenti sono stati resi costituzionali con la scellerata riforma del Titolo V della Carta fondamentale e altri pasticci di stampo leghista fatti dai partiti a trazione nordica: dalla Lega propriamente detta, al Pd (i consiglieri regionali lombardi, veneti ed emiliani del partito sono addirittura scesi in campo, con un documento congiunto, per appoggiare SalvinI).
IL PD DI LOMBARDIA, VENETO ED EMILIA ROMAGNA APPOGGIA SALVINI
Chi stesse per citare quei righi fastidiosamente ancora presenti nella Costituzione, secondo cui i cittadini di questo Paese avrebbero uguali diritti, abbia un po’ di pazienza, magari provvedono con una frasetta (“fatti salvi quelli derivanti dell’Autonomia differenziata”, ovvero diritti maggiori per qualità e quantità ai cittadini di Regioni ricche); o inventano una “interpretazione costituzionale” come la Commissione sul federalismo “solidale” (spiritosi!), per la quale, dovendosi “corrispondere integralmente” ai Comuni del Sud le risorse spettanti, si può fottergliene più della metà, dando loro il 45,8 per cento della cifra, ma “integralmente”. E se ci sta scritto “integralmente” (anche se solo la metà scarsa di “integralmente”, ha scoperto Marco Esposito in “Zero al Sud”) con la Costituzione siamo a posto, no? Pozz’essere cecato chi nun ce crede!
E POI, PORTI, AEROPORTI, AUTOSTRADE…
Ma con l’Autonomia differenziata, Veneto e Lombardia vogliono anche la proprietà di strade e ferrovie, il potere di dare le concessioni, controllare gli investimenti dei concessionari, stabilire i pedaggi da far pagare agli automobilisti che attraversano i loro territori. E che succede se il tratto di autostrada è sottoposto a tariffe diverse nel passare da una Regione all’altra? (Dalla piattaforma del Veneto, i punti: “…17) porti e aeroporti civili; 18) grandi reti di trasporto e di navigazione;… 22) produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia).
DOPO AVER ACCUMULATO A SPESE DI TUTTI PER UN SECOLO E MEZZO, SECESSIONE
Un disegno chiarissimo, a voler vedere continuità: da un secolo e mezzo, lo Stato presuntamente e qualunquemente unitario sottrae al Sud (all’inizio anche a mano armata) e accumula al Nord. Ora, quelle Regioni hanno infrastrutture, Centrali idroelettriche, Centri ricerca, università… e il Sud niente. Appena il Mezzogiorno ha cominciato a reagire per chiedere equità, chi è diventato ricco a spese del resto del Paese, scappa con la cassa e pretende che la dotazione infrastrutturale dello Stato venga regalata alle Regioni. In tal modo, la secessione è nei fatti, fra chi prende tutto a spese di tutti e chi viene fregato. Una delle più grandi rapine di tutti i tempi, perché quei beni sono stati fatti con i soldi di tutti gli italiani e chi vuole appropriarsene sa cosa sta facendo. E anche noi.
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