M5S PRIMO PARTITO, MA CON METÀ DEI SEGGI DELLA LEGA
Chi ha vinto in Basilicata? Nessuno: hanno perso tutti. Sì, certo, “il fenomeno Lega”, e Salvini ha modo di esultare. Ma se si vanno a guardare i voti che i partiti di estrema destra hanno sempre preso (il Msi, An…), i numeri appaiono, se non sovrapponibili, almeno molto vicini. Certo, lo spostamento è comunque verso una destra sempre più impresentabile, rozza, razzista. Ma sono stati Forza Italia e An a sdoganare il peggio; e il peggio si è preso il piatto. Anche se il presidente della Basilicata sarà di Forza Italia. Per dire di cosa parliamo: un generale della Guardia di finanza scelto per rappresentare il partito di un pregiudicato per evasione fiscale. Segnale di quanto la passione politica (o il sistema di interessi) prevalga persino sulla decenza (idem dall’altra parte, recidivo Pd pittelliano) e sulla dignità (il terrone che vota chi lo insulta).
Questi “fenomeni”, però, vanno valutati con un’ottica più vicina a quanto sta accadendo negli ultimi anni: nel 2015, tutte le Regioni del Sud finirono in mano al Pd; Renzi era “il signor 40%” e non era mai accaduto nella storia repubblicana che tutto il Mezzogiorno votasse alla stessa maniera. Appena tre anni dopo, per le porcate contro il Sud di Renzi e soci (Delrio e i parlamentari e dirigenti meridionali del Pd, muti e complici), il 4 marzo 2018, tutto il Mezzogiorno cambia colore e diventa giallo-M5S, sino a sfiorare in alcune aree la maggioranza assoluta.
“FENOMENI” CHE SI SGONFIANO IN POCHI MESI
La scellerata alleanza con la Lega, però, sgonfia immediatamente il “fenomeno” cinquestelle (in Molise, alle regionali, se ne ha subito una dimostrazione, e conferme più pesanti alle amministrative parziali e alle regionali in Abruzzo, Sardegna). Di peggio accade per le scelte governative su Ilva di Taranto, Tap in Salento (per dirne due) e altre “sorprese” del M5S governativo che nega e ribalta quegli impegni del M5S pre-elettorale.
Insomma, attenti ai “fenomeni”; anche se non so dire quanto ci sia di attendibile nella stima della durata del “fenomeno Salvini”: un anno-un anno e mezzo. Ma dovesse davvero succedere, ormai saremmo nella norma che domina da un po’.
Il M5S in Balisicata resta, d’un soffio, primo partito; ma perde tanto e, senza gli apparentamenti con altre liste, non moltiplica niente: sta con il suo, mentre la Lega, con pochi voti in meno, prende il doppio dei seggi.
Il Pd ha confermato la vocazione al suicidio, perso nella voluttà del peggio, dello scivolamento sempre più in basso alla ricerca della perduta capacità di vergognarsi. Per quanto sprofondi (non solo in voti), e visto che di Basilicata di parla, non riesce a trovare la perduta anima, ma solo petrolio, avendo spinto alla rinuncia la sola persona che, in questa competizione, poteva essere un salvagente per gli impresentabili di quell’area politica, Carmen Lasorella. Chi ha voluto mettere al sicuro parte della sua storia e della faccia, è confluito in Basilicata possibile, dove si ritrova anche qualche rivolo di quel mondo meridionalista che è ben più ampio (ne sono certo) di quello che raccoglie, ma a cui ancora manca la capacità di fare gruppo.
DIVISI ALLA META…
La scorsa estate, feci un tentativo di mettere insieme le varie anime lucane del meridionalismo (non avendo, come si sa, nessuna ambizione e propensione a candidarmi, ma disponibile ad aiutare chi l’avesse fatto con un progetto unitario). Ci ritrovammo in un ristorante: «Qui sono seduti almeno una dozzina di ottimi presidenti della Regione», dissi. «Una/o meglio dell’altra/o. Il guaio è che ne serve una/o sola/o. Siamo capaci di individuarla/o e di fare, con tutti gli altri, un favoloso governo regionale?». Ognuna/o leader di un gruppo, nessuno dei quali dominante sugli altri. Le intenzioni erano buone e le persone davvero di valore, ma alla fine, i candidati rimasero una dozzina. Nei mesi successivi ci furono nuovi tentativi, per iniziativa, prima di qualcuno, poi di altri. Ma non si ebbero i risultati sperati.
E quindi? Forse sono necessari tempi di maturazione di processi sociali che poco hanno a che fare con la nostra voglia di disporre subito di una forza politica in grado di rappresentare i diritti del Sud e chiederne il rispetto. C’è una sola lezione da trarre dopo la miseria di un Sud, sia pure minoritario (nonostante le grida di trionfi galattici), che si consegna al suo peggior nemico, da cui ha ricevuto insulti per decenni e che allora come ancora oggi (nonostante le chiacchiere e le felpe), non fa che spostare risorse nazionali da Sud a Nord e vie della seta solo per Trieste e Genova (ma cominciò Gentiloni).
SE BASTA UNA FELPA
Non c’è che un modo: osservare, studiare, capire le ragioni che portano a scelte che parrebbero incomprensibili, spiegarsi, farsi capire. La cosa più facile e improduttiva è prendersela con l’elettore che sbaglia. Fosse pure vero, è l’unico elettore che hai: a lui devi far comprendere che si fa del male se premia i razzisti suoi nemici. I quali, se riescono a far arrivare il loro miserabile messaggio, vuol dire che hanno trovato una soglia di ingresso bassissima e la usano senza pudore. I democristiani erano capaci di convincerti che i comunisti mangiavano i bambini (poi, troppi di loro diventarono vegetariani e il partito declinò…); mentre i comunisti e i socialisti facevano lista unica intitolata a Garibaldi, per far credere a distratti e vecchiette messe sull’avviso dal parrocco, che quel signore biondo con la barba era Gesù Cristo.
A questo ci si deve ridurre? Chiaro che no: i valori devono essere universali, il progetto serio, ma se c’è una fascia di elettori che sposta il suo voto per una felpa, puoi criticare la felpa quanto ti pare, ma se vuoi batterla, prova con una maglietta.
E, comunque, tutto quello che è avvenuto negli ultimi 3-4 anni, dice che siamo in una fase di convulsioni, di fenomeni che esplodono e vengono ridimensionati in pochi mesi. Se i nuovi mezzi hanno velocizzato tutto e moltiplicato l’informazione, semplificando il messaggio, allora una delle cose probabili è che il voto non è più a perdere, ma un prestito: appena si sospetta che non sia rispettato, lo si sposta. Si naviga a vista, perché i modi di ieri servono sempre a meno, quelli di domani non sono ancora definiti.
[wbcr_text_snippet id=”1252″ title=”Firma a fine articolo”]
8 Comments
Salvo Carreca
Grazie Pino. Condivido la tua analisi
Pino Aprile
Qualcosa si muove, purtroppo non alla velocità che vorremmo. Ma stiano al bicchere mezzo pieno
Sante
Salve sig. Aprile,
cerco di seguire sempre i suoi interventi e le iniziative. Ovviamente tramite web. Sono uno dei tanti che dal sud è espatriato…
Una riflessione su quello che ha scritto in merito al poco seguito delle iniziative meridionaliste. Devo constatare, con molto dispiacere, il loro frequente fallimento. Dopo i primi incontri tutto si dissolve… per poi ripetersi con una nuova iniziativa. Tutto molto ciclico. La sensazione che ho, è che si segua il filone della politica del passato. Più precisamente di sinistra: movimenti, partiti e correnti.
Sarebbe il caso di cambiare (aggiornare) il modo con cui aggregarsi?
La piattaforma Meetup, ad esempio, può essere un ottimo strumento. Ovviamente il riferimento è prettamente alla piattaforma e non a chi ne fa (o faceva) il proprio cavallo di battaglia. Mi trovo all’estero e su codesta piattaforma trovo di tutto da gruppi di taglio e cucito a gruppi di informatica (tanti). In Italia devo dire che è differente, solo iniziative di ambito politico e soprattutto di una sola forza politica.
Perché non seguire questo tipo di aggregazione che trascina realmente le persone dal web alla vita reale?
Cordialmente
Sante
Pino Aprile
Può essere una idea e funzionare, come dimostrato da altri. Ma deve partire dai territori, questo blog si propone quale punto di incontro, raccordo e sostegno di tutto quanto, di buono, sorge per il Sud; oltre, ovvio, a denunciare diritti negati e a suggerire e promuovere iniziative per ottenere equità.
Sante
Tutto corretto, ma le faccio notare che anche un rinomato “Blog” è nato con gli stessi obiettivi.
In un certo verso, probabilmente in maniera inconsapevole (?), sta percorrendo la stessa strada.
Dopo il suo blog mi aspetto un suo Meetup…
Cordialmente
Sante
Pino Aprile
A Giovanni Falcone, mi pare fosse lui, un mafioso chiese perché lo incriminasse per raffinazione di eroina. Come perché?, replicò il magistrato, le abbiamo trovato tutta l’attrezzatura. Ah sì?, obiettò il mafioso, allora deve incriminarmi anche per violenza sessuale, perché pure per quello sono attrezzato.
Se tutti quelli che hanno in blog…
Sante
🙂
Ammetto di essere stato un po’ provocatorio e me ne scuso. Ma non le nego che tra me e me un po’ sognavo e la vedevo come quel leader di cui noi abbiamo bisogno…
…ma che lei non vuole essere.
Pino Aprile
Nessuna provocazione: si dialoga. Ognuno deve fare quel che sa fare, Sante. Se no si fanno solo danni