LI HANNO MAI CHIAMATI PORCI, TOPI, COLEROSI DI MERDA E AUGURATO LO STERMINIO, PURE DAL GOVERNO E IN PARLAMENTO?
Caro Aldo Cazzullo, dedichi mezza pagina delle lettere sul Corriere della sera, al “declino dei piemontesi, i più denigrati”. E già dal titolo, mi vien da chiederti da quale pianeta sei appena caduto sulla Terra. Piemontesi “i più denigrati”? Ma perché, ti risulta che siano chiamati “terroni di merda” in aule parlamentari e raduni di partiti, i cui capi tu intervisti senza mai chieder conto degli insulti a un terzo degli italiani? Li chiamano impunemente “colerosi che puzzano più dei cani” e augurano loro di essere sterminati da calamità naturali? Li chiamano “topi da derattizzare” e il ministro che lo fa resta al suo posto, senza riuscire a suscitare la tua indignazione (né quella di altri, se non di qualche terrone; quindi, di nessuno)? Li chiamano “porci” e il pluricondannato che lo fa, siede in Senato ed è “il padre nobile” del partito razzista? E “merdacce mediterranee” (o subalpine), ti piacerebbe per i piemontesi? Devo essermi perso le tue battaglie contro queste schifezze che in ogni Paese civile avrebbero suscitato tali campagne di disgusto, che non uno di quegl’impresentabili avrebbe osato mettere più il naso fuori di casa. Non ho visto le tue campagne, né quelle di altri. E chi tace per alcuni, perde il diritto morale a poterlo fare per altri.
Non voglio “attaccarti”, come forse starai pensando, ma solo indurti a riflettere sull’asimmetria del tuo (ma magari fosse solo tuo!) modo di vedere le cose. Cominciamo dal titolo, che ne dici di: “Declino dei napoletani, i più denigrati”? Vale oggi e da prima dell’Unità, quando, per giustificarne l’invasione a scopo di annessione, fu scatenata una violentissima campagna denigratoria, cui parteciparono anche tanti napoletani (qualcuno, poi, idealista unitario, quando vide a cosa avevano ridotto il suo sogno, se ne pentì e ci fu chi, come Luigi Settembrini, spiegava ai suoi studenti che si erano così tanto descritti come animali, per diffamare quel che c’era, che la gente si sorprendeva di scoprirli uomini). Nacque prima l’antimeridionalismo, solo dopo, e principalmente a opera di onesti intellettuali del Nord, il meridionalismo, per rimediare a quello.
Oggi, ti dici “dolorosamente colpito nel vedere che il Piemonte, secondo le statistiche europee, è la regione più povera del Nord Italia”. Quel Piemonte di cui poi magnifichi l’eroismo nell’opera di unificazione del Paese (in realtà, allargamento del Piemonte, con l’annessione degli altri Stati preunitari, come fu detto in Parlamento e come confermato dal fatto che Vittorio Emanuele rimase II nella dinastia sabauda, e non I d’Italia; e la legislatura post-annessioni non fu la prima d’Italia, ma comtinuò quella sarda). Ora, prova a immaginare quanto un napoletano resti “dolorosamente colpito nel vedere che la Campania, secondo le statistiche europee, sia quasi la regione più povera d’Italia”: Campania che, prima dell’arrivo dei piemontesi vantava la città più grande e più industrializzata d’Italia. E se credi che quel “dolorosamente” sia antico e oggi ingiustificato, sbagli: risale agli stessi anni e alla stessa ragione, ma vista dalla parte di chi l’ha subita, del tuo orgoglio sabaudo. Fai un esercizio, se ti va: una passeggiata per Napoli vecchia e guarda quegli imponenti palazzi che paiono regge (decadute, a partire da un certo momento e tutte insieme); chiedi a quali anni risalgono e perché “dopo” poco e niente di simile, più niente che poco; e poi fatti una domanda sulla data di costruzione dei grandi palazzi di Torino.
Scrivi che, il tuo Piemonte, nella battaglia di San Martino “perse duemila uomini in un giorno; fatte le proporzioni, sarebbe come se oggi cadessero in battaglia sessantamila italiani”.
Intanto, sarei curioso di come fai le proporzioni: il Regno di Sardegna aveva poco più di 4 milioni di abitanti, nel 1859; l’Italia oggi, ne ha 60 milioni, 15 volte in più; e duemila, per 15, fa 30 mila, non 60 mila. La tua corda del dolore si ferma al 1859, par di capire; la nostro comincia subito dopo: presentando i risultati del primo censimento unitario del 1861, il ministro Manna scrive al re, e il parlamento approva, che “nelle nuove provincie che abbiamo appena conquistato”, a causa “del grande atto del nostro rinnovamento: la guerra”, sono state contate 458mila persone in meno di quante dovevano essercene. Fatte le proporzioni, sarebbe come se oggi un censimento mostrasse la sparizione di circa un milione e 300 mila italiani. In un anno. Si sono sbagliati così tanto a contare? E fosse pure: sbagliati del tutto? I padri della nostra demografia e analisti di quei dati, i lombardi Pietro Maestri e Cesare Correnti, confermarono e pubblicarono, con tabelle (archivio Istat), che in pochi mesi dall’arrivo delle truppe sabaude, in quelle “nuove provincie” (divise in “distretti”), la popolazione, che prima cresceva più che nel resto d’Italia messo insieme, smise di colpo di farlo e diminuì di 120 mila (quindi, fra mancata crescita e calo, ben oltre 200 mila in meno: circa il 2,5 della popolazione totale di 9 milioni e dispari).
E in un solo anno vennero incarcerate 600 mila persone (Amministrazione delle carceri), come se oggi, “fatte le proporzioni”, per poche ore o per tutto l’anno o anche per anni a venire (secondo le condanne), finissero in galera quasi un milione e 800 mila italiani; e ne vennero deportate, senza processo e condanna, circa 20 mila (sempre in un anno, verrà denunciato in parlamento).
Ma per te, raccontare questo, equivale a “calunniare” quanto “di nobile e coraggioso” han fatto i piemontesi. “E quando un popolo non sa più chi è, non capeggia più le classifiche, finisce in coda”.
Ecco, applica la stessa frase alla visione da Sud, a Napoli. Hai visto mai un ricamo? Bello, eh? Giralo, guarda quel caotico intreccio di filo che c’è dall’altra parte. Hai letto e fatta tua “la versione antica e accettata” del Risorgimento e nei sei orgoglioso da piemontese. Io lo ero da italiano. Ma chiediti com’è visto dall’altra parte. L’ho fatto questo esercizio, ed è devastante: neghi a te stesso quel che vedi, finché non puoi non riconoscerne la validità: tutto diviene più brutto (e “doloroso”), ma più vero, reale: si scende dal mondo dei miti a quello degli uomini.
Il giornalismo, e dovresti saperlo, non è solo far domande (e farle vere), è anche farsi domande.
Provo a suggerirne qualcuna: come mai “i meridionali”, prima dell’Unità non erano mai emigrati in tutta la loro storia, e dopo l’Unità sì, e ancora si va via? Come mai prima sapevamo fare i treni (e Torino venne a comprarli a Napoli), e l’acciaio, e le navi…, e dopo non più e le maestranze che protestavano perché, con “l’Italia”, gli appalti andavano solo al Nord, vennero prese a fucilate dai soldati? Come mai avevamo l’oro nelle banche e il Piemonte carta moneta e poi l’oro non l’avemmo più, passò nelle banche del Nord, e ci mollarono in cambio carta moneta? Come mai le banche del Nord potevano espandersi al Sud e a quelle del Sud non era consentito espandersi al Nord? Come mai prima dell’Unità i due terzi degli studenti universitari italiani studiavano a Sud e dopo tutte le nostre università vennero declassate, rischiando la chiusura, meno quella di Napoli, a cui, però, tolsero i fondi (come oggi, diciamo)? Smettemmo di avere una identità e divenimmo “meridionali”.
Hai ragione, abbiamo permesso che ce lo facessero dimenticare (pur se a mano armata), “e quando un popolo non sa più chi è, non capeggia più le classifiche, finisce in coda”. Infatti: in coda a tutte le classifiche ora è il Sud (prima l’emigrazione era solo settentrionale e la regione più povera la Val d’Aosta, e la più analfabeta la Sardegna amministrata da Torino). E tu trovi “doloroso” che il Piemonte sia ora ultimo al Nord. E cosa diresti se, invece di analizzarne le ragioni, adesso i vicini lombardi, e magari pure altri, cominciassero a dirvi: smettetela di lamentarvi sempre e rimboccatevi le maniche; con tutti i soldi che lo Stato vi ha dato per l’azienda più assistita d’Italia, la Fiat, le Olimpiadi (gli sprechi!) e tanto altro che vi dà, come mai Torino è la seconda città più indebitata d’Europa, pur non essendo uno dei Comuni del Sud a cui, come documentato da atti parlamentari, con un trucco incostituzionale viene sottratto il 50 per cento delle risorse spettanti (dirottate al Nord) e altri fondi sino al totale di 61 miliardi all’anno (girati al Nord. Fonte: Conti pubblici territoriali)? Imparate ad amministrare, invece di fare i piagnoni…
Gira il ricamo, Aldo: si soffre, ma si cresce. E si smette di piacere a tutti.
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16 Comments
mirko
Ma è vero che oggi il Piemonte è la regione più povera del Nord?
Pino Aprile
così risulta
mirko
Forse è per questo cheil Piemonte, a differenza della Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, non ha chiesto l’autonomia differenziata?
Pino Aprile
l’hanno chiesta pure loro. dopo
Davide Brandi
Immenso Pino.
Grazie!!!
Pino Aprile
a te!
Maria Franchini
Sempre bravissimo, caro Pino, le tue risposte sono azzeccate e documentate. Mi duole che si perdano tante energie a difendersi, a precisare, a puntualizzare… Ma non imparano mai, ma non leggono niente? Sono avvilita.
Grazie per quello che fai.
Pino Aprile
grazie a te! Ognuno come sa, ognuno come può
Luca
Caro Pino ti volevo chiedere se tu puoi se possibile intervistare la discendente di garibaldi visto che in una famosa intervista con Bruno Vespa ha tutti i documenti del fratello di garibaldi e di tutte le sue malefatte!! Secondo me sarebbe un grossissimo SCOOP!
Grazie
Luca.
Pino Aprile
grazie, ma ha già lodevolmente divulgato la bisnipote
Francesco La Paglia
Bravissimo! Il povero Cazzullo sarà amareggiato dalla tua acuta analisi. Continua a difendere il Sud. Chi ti legge, ti è grato e riconoscente.
Pino Aprile
grazie!
enzosilveri
Sono ormai un fan convinto di pino Aprile,spero di poter dare un mio mocesto contributo al Movimento.sono un uomo di pubbliche relazioni,ho a che fare con centinaia di persone per lavoro.Un abbraccio e Forza Movimento 24 Agosto
Pino Aprile
Grazie: ognuno come sa, ognumo come può
Giorgio
Beh, Cazzullo è Cazzullo…
Pino Aprile
Sono disgrazie…