SE ELETTI, CHIEDERANNO AL PARLAMENTO DI BRUXELLES UNA COMMISSIONE SULLA QUESTIONE MERIDIONALE
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Votiamo chi si impegna pubblicamente per far approvare, al Parlamento di Bruxelles, la nascita di una Commissione d’inchiesta europea sulla Questione Meridionale, perché chieda conto all’Italia della esclusione, ormai storica (un secolo e mezzo) del Mezzogiorno, dai piani per le grandi opere, dalla rete ferrroviaria, autostradale; e che lo studio della Commissione non trascuri i metodi, anche violenti, con cui fu imposto e viene ampliato il divario Nord-Sud nel nostro Paese.
Hanno già aderito al nostro appello esponenti dei Verdi, della Sinistra, del M5S (da questa iniziativa è esclusa la Lega, ovviamente, che esiste per osteggiare il Mezzogiorno; e sono esclusi i partiti meridionalisti, che per la difesa dei diritti del Sud sono nati e sarebbe ridicolo, oltree che offensivo, chiedere loro di impegnarsi a sostenere le ragioni per cui sono nati!).
CROCIFISSO ALOISI, GIANNI FABBRIS…
Per ragioni non solo politiche ma, diciamo così, “logistiche” (collabora alla pagina di “Terroni”) il primo a firmare è stato Crocifisso Aloisi, candidato con i Verdi. Chi frequenta il mondo meridionalista sa bene quanto Crocifisso si spenda per l’affermazione della verità storica, i diritti negati e la difesa dell’ambiente. Il suo curriculum potete consultarlo altrove, dalle battaglie per salvare gli ulivi di Puglia dalla strage, con la scusa della Xylella (è fra i denunciati), a quella contro la Tap che sfregia il Salento, che del gas vedrà solo i danni, mentre i vantaggi andranno altrove (è quello che si fa alle colonie). Cardini del programma di Crocifisso sono la Commissione sulla Questione Meridionale e il diritto dei tarantini ad avere le stesse tutele dei genovesi alla salute, contro le lavorazioni siderurgiche.
Così, nel programma di Gianni Fabbris, candidato della Sinistra, si può leggere che la sua azione al Parlamento europeo, se risulterà eletto, sarà diretta alla nascita della Commissione d’inchiesta sulla Questione meridionale. Gianni è noto per una vita spesa a difesa dell’agricoltura e del territorio del Sud e sulla necessità di una indagine europea sul divario Nord-Sud in Italia è d’accordo da sempre, come Aloisi, tanto che era scritto nel suo programma elettorale ancor prima che questo appello fosse lanciato.
ISABELLA ADINOLFI, LAURA FERRARA, PIERNICOLA PEDICINI, ROSA D’AMATO
Anche per iniziativa dell’attivissima Rosella Cerra (che già in Agenda Sud 34 aveva lavorato tantissimo), hanno già firmato il nostro appello quattro parlamentari uscenti dei cinquestelle: la campana Isabella Adinolfi, la calabrese Laura Ferrara, il lucano Piernicola Pedicini e la pugliese Rosa D’Amato. Se rieletti, si impegnano a battersi per la nascita della Commissione d’inchiesta (con alcuni dei cinquestelle, di questo già parlavamo). La loro esperienza, al Parlamento europeo, visto che ne fanno parte e puntano a restarci, tornerebbe utile.
Chiariamo subito una cosa: a nessuno si chiede di condividere le idee degli altri (con alcuni abbiamo avuto confronti duri), che siano dei Verdi, della Sinistra, dei cinquestelle o del centrodestra, se arriveranno adesioni anche da quella parte (per Agenda Sud 34 ne giunsero). Ognuno si tenga le sue, faccia il suo percorso; si potrà discutere e pure litigare sul resto. Quello che si vuole e di cui si chiederà conto a chi aderisce, è battersi perché la Commissione sul divario Nord-Sud nasca. Punto. E se la richiesta verrà da uno schieramento trasversale, da sinistra a destra, meglio mi sento: sarà una prova ulteriore che il tema non è di partito, ma di popolo. Il meridionale che non può curarsi né studiare a casa sua, non può prendere un treno, non è di destra o di sinistra, ma un cittadino derubato di suoi diritti, cui è negata qualità umana pari a quella di altri (tanto che i leghisti hanno sempre usato chiamare i terroni con nomi di animali: porci, topi…, o peggio: merdacce mediterranee, colerosi).
Ormai ci siamo: poche ore ancora. Con Agenda Sud 34 lanciammo una raccolta firme per chiedere ai candidati al Parlamento nazionale, non importa di quali partiti, di impegnarsi a chiedere che la spesa pubblica fosse almeno suddivisa in rapporto alla popolazione, quindi, non inferiore al 34 per cento al Sud.
La campagna cominciò con molto anticipo e i risultati furono interessanti, almeno per i numeri e le adesioni; poi, qualcuno deluse, qualcuno no, ma questo è nell’ordine delle cose.
CONTINUEREMO ANCHE DOPO LE ELEZIONI
Questa volta l’iniziativa è diversa, perché cominciata a pochi giorni dalle elezioni, ma continuerà anche dopo, per esortare i nostri eletti al Parlamento europeo a farsi portatori della richiesta della Commissione d’inchiesta. Non ci limiteremo a spronarli, a seguirne i passi, ma ci poniamo a loro disposizione per ogni forma di sostegno alla loro azione, come abbiamo sempre fatto con chiunque si sia adoperato per pretendere equità.
L’Italia, da un secolo e mezzo, la nega al Sud, dopo averlo invaso, messo a ferro e fuoco, piegato con un genocidio e depredato. È successo anche in altri Paesi, per far sorgere gli Stati nazionali, che sono poi stati resi riconoscibili in ogni parte del territorio, quanto a infrastrutture e altre dotazioni. Solo in Italia si mantiene in condizioni coloniali un terzo della popolazione e poco meno della metà del Paese, a esclusivo beneficio di una parte. Oggi, quel divario che prima le armi e poi la politica hanno costruito è il più duraturo del mondo; ma l’azione dei governi, quale che ne sia il colore, continua nella stessa direzione: sottrarre a Sud per portare a Nord.
Non è vero? Non ci credete? Bene, allora questa è una ragione in più per chiedere che sia una Commissione internazionale a far chiarezza. Così: o i meridionali dovranno smetterla di “cercare scuse” (e ammettere di essere geneticamente inferiori) o il Paese dovrà riconoscere i crimini commessi e le discrimininazioni, ed essere obbligato, dall’autorità europea, a rimuovere gli ostacoli e le norme che impediscono lo sviluppo del Sud.
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