E l’ha detto: “In questo momento drammatico, la parte del Paese che produce più della metà del Pil ha bisogno di ripartire subito”. Ogni scusa è buona per fottere il Sud; ora è il covid-19.
È tutta qui la Questione Meridionale: del Paese, il Nord vede sempre e solo una parte, la propria. Che va privilegiata. Perché più ricca (dimenticando come lo è diventata) e attribuendosene il merito (cosa ampiamente prevista, più di un secolo fa, dai primi meridionalisti). Non c’è proprio, nella mente, l’idea del Paese inteso come tutto, ma sempre e solo “noi” e “gli altri”, divisi dal dio Pil, discrimine che sarebbe un premio al (presunto) merito e segnerebbe una differenza non di reddito, ma di valore fra “noi” e “loro”. Concepire il contrario obbligherebbe a investigare sull’origine di quel divario economico e a ridurre l’autostima sino al livello di parità (in senso “specifico”, umani fra umani, diciamo, senza il “però loro…”, “invece noi…”) e persino, almeno gli onesti, a un po’ di vergogna sulla natura, l’origine, la persistenza di quel divario.
Chi l’ha detta, questa volta, la porcata: Attilio Fontana, leghista lombardo? Luca Zaia, leghista veneto? Matteo Salvini condannato per razzismo? Luigi Marattin, ex Pd ora Iv, già concorrente di Giancarlo Giorgetti in “fotti il Sud”, con la Commissione parlamentare sul federalismo fiscale? No, parla il maggior esponente del leghismo “da sinistra” (smettetela di ridere, so’ cose serie, purtroppo: parlo di quel Pd del Nord che, nell’assoluto silenzio e complicità succube da condizione coloniale del Pd del Sud, vide tutti i consiglieri regionali di Emilia Romagna, Lombardia e Veneto fare un documento unitario per chiedere al partito (nasssionale e di sinistra, veh!) di appoggiare l’azione di Salvini, allora al governo con i cinquestelle, per l’Autonomia differenziata-rapina del secolo dei più ricchi, con questi metodi, ai più poveri): lo ha detto, in una intervista, Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia Romagna, che non è leghista, nooooo! Perché il Pd, al Nord, chiede e fa tutto quello che chiede e fa la Lega, ma non è la Lega, è il Pd! Non vedete la differenza? È così semplice: in Emilia Romagna ha vinto il Pd, non la Lega, quindi quelle porcherie le fa il Pd. È chiaro adesso?
Infatti, “Il Pd deve avere una chiara identità riformista”, avverte Bonaccini (quanno ce vo’, ce vo’: c’è una storia, signori miei, dietro quella sigla). Quindi: un pezzo di pane a un migrante, un treno, finalmente, anche al Sud, un posto letto per partorire in Calabria, dove si nasce più facilmente in auto lungo la strada per l’ospedale che non c’è? Nooooo: “rappresentando ancor di più le istanze del Nord del Paese”. Che quindi avrebbe il presidente di Confindustria che chiede tutte le risorse al Nord, la Lega che pone la Questione settentrionale, e il Pd che dovrebbe rappresentare “ancor di più le istanze del Nord”.
E il Sud affanculo come al solito, da destra a sinistra (tanto, i Pd del Sud tacciono, i leghisti del Sud sono gestiti da “pupari” mandati dal Nord a governare le colonie e gli indigeni; i parlamentari del Sud, quale che sia il colore, fatte salve rare eccezioni, eseguono e zitti, pena l’accantonamento)? Noooo, oh, come ti permetti? Bonaccini è di sinistra, tant’è che è al corrente dell’esistenza della protesi inutile del Paese, a Sud, è informato: “Io non ho dubbi che senza il Mezzogiorno questo è un paese senza un grande futuro” (se non ci fosse, a chi ruberebbero più di 60 miliardi all’anno?).
“Però, in questo momento drammatico….”.
Chiaro, sì? Dobbiamo fottere il Sud, ma solo perché adesso il momento è drammatico: il covid-19, caspita! È straordinaria la logica anti-meridionale del ragionamento (si fa per dire): il momento è “drammatico”? Allora bisogna salvare il Nord. Il Sud sta molto peggio, però, per la natura razzista di questo orrendo Paese (vedi lo scempio di diritti costituzionali negati a un terzo della popolazione e sostituiti da insulti), sarebbe necessario aiutare prima non chi, “in questo momento drammatico” sta peggio, ma chi sta meglio, per aver avuto oltre il diritto comune e persino avendolo sottratto ad aventi diritto. Oltretutto, il Mezzogiorno è stato ferocemente danneggiato, per la pretesa nordica di bloccare la produzione anche nelle regioni indenni dal virus, finché la Lombardia non fosse tornata in grado di “ripartire” con le altre; le regioni meridionali dovrebbero essere indennizzate per questo. Invece, lo star meglio e avere di più (anche con questi metodi) darebbe diritto a prendere il piatto ed escludere gli altri.
E su cosa si regge questa logica da rapina? Sul fatto che “una parte” del Paese produce di più, dunque andrebbe “fatta partire”, per far “trainare” il Paese. Peccato sia falso, come mostrato da una quantità ciclopica di studi, da economisti di ogni tendenza, dal Fondo Monetario Internazionale, dall’Unione Europea le cui “raccomandazioni” all’Italia, sul Sud, ormai hanno il tono di minacce, eccetera. È stato spiegato che se l’Italia smettesse di depauperare il Sud e non ne ostacolasse lo sviluppo (qualche treno, qualche strada serve…), l’Italia in poco tempo diverrebbe la prima potenza manufatturiera d’Europa, forse del mondo. Lo sa anche il presidente di Confindustria.
Ma i leghisti di nome e di fatto (dalla Lega al Pd) fingono di non sapere che prima dell’epidemia l’economia del Nord era ferma da anni: dall’inizio del millennio i Paesi UE dell’area euro sono cresciuto del 18 per cento, quelli dell’area non-Euro del 38, l’Italia è inchiodata fra lo zero e lo zero virgola, con una parvenza di economia nelle regioni del Nord, perché sottraggono risorse al resto del Paese. È un modello che consuma e non crea, ma da cui si fanno discendere pretese senza freno.
E mo’ per l’Expo, e mo’ per il Mose, e mo’ per la Tav solo a noi padani e fanculo gli altri, e mo’ per le pedemontane che cascano a pezzi prima ancora di essere finite, ma sono le più costose del mondo, e mo’ per le Olimpiadi invernali, e mo’ per…. E mo’ per il covid-19.
Gaetano Salvemini denunciò (non fu il solo) questo giochino più di un secolo fa: prima ci avete rovinato in nome dell’Unità (oggi gli direbbero “neoborbonico”), poi in nome dell’industria (da far nascere al Nord, dopo averla distrutta a Sud), poi in nome della guerra, e ora anche in nome della storia?
Ma non finì lì: poi ci rovinarono in nome del fascismo (a loro i soldi, al Sud “la battaglia del grano”, la coltura più rasoterra che c’è); poi della Ricostruzione nel dopoguerra (i soldi del risarcimento per due anni di battaglie a Sud, versati dagli alleati, furono dirottati al Nord), poi della Questione settentrionale (significa: non ci basta mai, terroni di merda), ora vorrebbero rovinarci in nome del covid-19.
E se ci fossimo stufati? Non immaginate nemmeno quanto. Manca solo l’ultimo strappo.
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