LA RACCOLTA-FIRME PROSEGUIRÀ DOPO LE ELEZIONI
L’appello per chiedere al Parlamento europeo di istituire una Commissione d’inchiesta sulla Questione meridionale e le politiche dei governi italiani che negano al nostro Mezzogiornio treni, strade, diritto alla salute e all’istruzione come nel resto del Paese è stato firmato altri due candidati alle europee del 26 maggio: Francesca Pesce, calabrese, nella lista della Sinistra, e Vito Avallone, campano, del M5S. E si aggiungono a Crocifisso Aloisi, salentino, candidato con i Verdi; Gianni Fabbris, lucano, candidato della Sinistra, Isabella Adinolfi, campana, Laura Ferrara, calabrese, Piernicola Pedicini, lucano, Rosa D’Amato, pugliese: tutti dei cinquestelle.
A nessuno si chiede di condividere le idee degli altri (con alcuni abbiamo avuto confronti duri), che siano dei Verdi, della Sinistra, dei cinquestelle o del centrodestra, se arriveranno adesioni anche da quella parte (per Agenda Sud 34, con cui chiedemmo l’impegno a battersi per il 34 per cento della spesa pubblica a Sud ne giunsero). Ognuno si tenga le sue opinioni, faccia il suo percorso; si potrà discutere e pure litigare sul resto. Quello che si vuole e di cui si chiederà conto a chi aderisce, è battersi perché la Commissione sul divario Nord-Sud nasca. Punto. E se la richiesta verrà da uno schieramento trasversale, da sinistra a destra, meglio: sarà una prova ulteriore che il tema non è di partito, ma di popolo. Il meridionale che non può curarsi né studiare a casa sua, non può prendere un treno, non è di destra o di sinistra, ma un cittadino derubato di suoi diritti, cui è negata qualità umana pari a quella di altri (tanto che i leghisti hanno sempre usato chiamare i terroni con nomi di animali: porci, topi…, o peggio: merdacce mediterranee, colerosi).
Come avete visto, questo appello è stato lanciato quasi in sordina e proprio alla vigilia delle elezioni e la cosa può sembrare quasi autolesionista, penalizzante. C’è una ragione: volevamo solo proporre il tema, per poi spingerlo in tutti i modi possibili, con l’aiuto di tutti, una volta formato il nuovo Parlamento europeo. Nulla vieta che sorga una collaborazione per raggiungere l’obiettivo, fra eletti e non eletti, di ogni schieramento.
Se l’Italia vuole cavarsela con “rimboccatevi le maniche” detto dai ladri ai derubati, vediamo cosa ne pensa l’Europa.